Cappello

Cappello (Sottoportico e Calle del) a S. Marco. L’osteria che qui esiste, all’insegna del Cappello, data dal secolo XIV poiché se ne trova menzione fino dal febbraio 1341 M. V. e nel 1379 un Francesco dal Cappello in parrocchia di S. Basso era allibrato all’estimo del comune. Si fa ricordo di essa osteria, che apparteneva alla basilica di S. Marco, ed era amministrata dai Procuratori de Supra, anche in una deposizione di un Giacomo servitore, fatta negli atti della Curia Castellana, il 20 luglio 1453. Abitava costui col suo padrone Zanini da Crema in casa di un Lazzaro Tedesco, il quale teneva ospiti a settimana in contrada di S. Luca, e colà eravi pure certa Chiara. Costei un bel dì chiamollo a testimonio delle nozze che contraeva con un certo Giovanni dicendo: Io vuò che sia presente ancho ti a queste nozze, ed in quella ricevette da Giovanni l’anello nuziale, accompagnato dalle parole: Chiara io te tojo per mia mujer; dopo di che, sopraggiunta la notte, gli sposi novelli se n’andà tutti do a dormir insieme. Senonché Giacomo confessò d’aver saputo che Chiara erasi antecedentemente maritata all’albergo del Cappello con un giovane Rigo, e d’essere stato pregato da lei di tacere tale circostanza al momento del suo nuovo matrimonio.

L’osteria del Cappello, in Piazza di S. Marco, è nominata pure in una sentenza criminale del 27 settembre 1483 colla quale venne condannato in vita nella carcere Catolda un capitano turco per nome Iusuph, che in detta osteria aveva sodomitato un ragazzo. Il reo però nell’anno seguente, richiesto in grazia dal Sultano, gli venne rimandato.

E’ nominata in una legge del 1490 per cui estendevasi anche a questa osteria l’altra legge del 1489 che vietava il tenersi meretrici nelle osterie situate in Piazzetta, presso la Panateria.

Anche il Sanudo nei Diarii parla della medesima osteria, raccontando come il 5 maggio 1515 si espose al pubblico in essa un garzone, d’anni 14, nato in Piccardia, dal petto del quale usciva il busto d’un’altra creatura. Questo mostro venne fatto la sera medesima partire per ordine del Consiglio dei X.

Presso al Sottoportico del Cappello fu posta nel 1841 una scultura, rappresentante una vecchia che, affacciandosi alla finestra, urta e fa cadere sulla strada un mortaio. E’ il sito ove abitava quella Giustina, o Lucia Rossi, la quale affacciandosi appunto alla finestra il 15 giugno 1310, al rumore prodotto dai congiurati di Boemondo, o Bajamonte Tiepolo, lasciò cadere un mortaio sulla testa al vessillifero dei ribelli. Vuolsi che egli morisse colà ove scorgesi tuttora un pezzo di bianco marmo innestato nel pavimento. Il Doge e la Signoria fecero chiamare la Rossi per premiarla, ed essa, dopo aversi a lungo schermito, chiese di poter esporre nei giorni festivi da quella finestra donde precipitò il mortaio, uno stendardo o bandiera, con lo stemma di S. Marco. Chiese inoltre che i Procuratori di S. Marco, proprietari della casa ove abitava, e della sottoposta bottega, non ne potessero crescere l’annua pigione di ducati 15 né a lei, né alle sue figlie. A ciò acconsentì il Doge, anzi estese il beneficio a tutti i di lei discendenti. Per la storia successiva di questa casa e bottega, le quali da quel momento in poi si chiamarono della Grazia del Mortèr, vedi l’opuscolo: Storia della Casa e Bottega in Venezia di ragione della Grazia del Morter, e Cenni sulla Congiura di Boemondo Tiepolo. Venezia, Milesi, 1842.

Note di Lino Moretti

  1. L’osteria, poi albergo, del Cappello o Cappello Nero non esiste più. Il suo ingresso era al N.A. 180.
  2. Di Giustina (o Lucia) de Rossi si parla per la prima volta in una supplica presentata al Consiglio dei X 111 maggio 1468. La prima petizione che ricordi l’episodio risale al 1341: in essa la donna è detta Maria de Oltise. Cfr. « Archivio Veneto », XXV (1883), p. 144.

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