Muti o Baglioni

Muti o Baglioni (Calle) a S. Cassiano. In fondo a questa calle scorgesi un grandioso palazzo, eretto, secondo Pietro Gradenigo ne’ suoi Casi memorabili Veneziani, l’anno 1602 dalla famiglia Muti. Lo Stringa, che pubblicò la Venezia del Sansovino colle sue aggiunte nel 1604, ne dà i cenni seguenti: Ma tra i più notandi palazzi che sieno fra terra deve essere posto quello dei Muti a S. Cassiano, il quale, fabbricato in questi ultimi anni, è veramente edificio stupendo e singolare, ma tanto più meraviglioso apparirebbe a tutti se sopra il Canal grande fosse stato fabbricato. Da ciò si rileva il grosso farfallone del Quadri, del continuatore del Berlan, e d’altri, che fanno eretto questo palazzo nel secolo XV. Esso, sul declinare del secolo XVII, passò in proprietà degli Acquisti, e sul principio del XVIII in quella dei Vezzi. Finalmente nel 1750 venne acquistato dai Baglioni. Quando era dei Vezzi venne il 23 febbraio 1736 M. V. in parte incendiato, avendosi acceso il fuoco in una prossima casa, perciò rimasta distrutta, di proprietà dell’avvocato Angelo Tirabosco, nell’occasione che un certo Tolotta, il quale v’abitava, solennizzò, mediante festini, le nozze della propria figlia Caterina con Giovanni Cabrini. Il palazzo medesimo albergò poco dopo Francesco d’Este duca di Modena, esule dai propri stati, colla di lui famiglia. Un Diario Veneto (Codice 58, Classe XI della Marciana) racconta che il 4 ottobre 1742, all’ore ventitrè circa, giunse in Venezia Francesco d’Este duca di Modena, cacciato da’ suoi stati dalla regina Teresa d’Ungheria, e dal duca di Savoia, re di Sardegna, per aver tenute le parti della Spagna. Prima della sua venuta era già capitato in Venezia stessa il principe ereditario suo figlio colla moglie principessa di Massa. Alloggiano tutti in contrada di S. Cassiano in un palazzo del N. U. Zuane Co. Vezzi, che pochi anni prima erasi abbrugiato, e che appena era terminato di rifabbricarsi quando venne il sud. Duca. Condusse seco anche la moglie della casa d’Orleans, ch’era una principessa grassa e grossa straord.te e che fu portata al suo appartamento in seggetta. Pagò il duca per detto palagio d. 1000 all’anno di affitto. Aveva numerosa corte, ma non molto bene vestita, e fu collocata per la maggior parte in alcune case adiacenti in detta contrada di S. Cassiano.

Della famiglia Muti abbiamo parlato nell’articolo antecedente. Quanto alla famiglia Baglioni, venuta dal Milanese, essa esercitava in Venezia, fino dal secolo XVII, l’arte tipografica, poiché un Paolo Baglioni, nato nel 1606, era, secondo i Registri dell’Avogaria, stampatore con bottega da libri in Merceria di S. Salvatore, all’insegna dell’Aquila Nera. Egli sostenne la carica di Guardian Grande della Scuola di S. Teodoro, di S. Fantino, dei Carmini e del Rosario. Dalla moglie Elisabetta Bergonzi ebbe cinque figli, cioè Tommaso, G. Antonio, Francesco, Giuseppe e G. Battista, che il 28 marzo 1684 furono approvati cittadini originarii. G. Battista venne poscia ammesso al patriziato coi discendenti nel 1716. La famiglia Baglioni vanta alcuni soggetti che si distinsero nella carriera ecclesiastica.

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