S. Cassiano

S. Cassiano (Parrocchia, Campo, Rio, Traghetto di). Per quanto scrivono alcuni, sorgeva anticamente in questa situazione un oratorio fatto uffiziare da monache, e dedicato a S. Cecilia. Nel decimo secolo esso venne trasformato in chiesa parrocchiale per opera delle famiglie Michieli, Minotto, e Miani, e dedicato a S. Cassiano. Ebbe una rifabbrica dopo l’incendio del 1105, e successivi ristauri nel 1205, e 1350. Finalmente nel 1611 si ridusse alla presente condizione, avendosene però ai nostri tempi migliorato il prospetto col demolimento del portico di cui, come quasi tutte le altre di Venezia, questa chiesa era fornita. Tali portici servivano specialmente alle penitenze pubbliche, durate fin verso la metà del secolo XVI, ma poscia si andarono demolendo pegli abusi che in essi commettevansi.

Si trovano memorie del campanile di S. Cassiano fino dal 1292, e pare che fosse edificato ad uso di torre.

Il Rio di S. Cassiano dicevasi anche in una parte Rio Saponario da una fabbrica di sapone.

Il circondario della parrocchia di San Cassiano venne nel 1810 considerevolmente ampliato pell’aggiunta di alcune contrade tolte alla conservata parrocchia di San Giacomo dall’Orio, e d’altre che appartenevano alle quattro parrocchie soppresse di S. Maria Mater Domini, S. Eustachio, S. Apollinare e S. Ubaldo.

Il Gallicciolli nelle sue Memorie, per farci conoscere la dissolutezza del clero di S. Cassiano nel secolo XVI, ci racconta come nella visita apostolica del 1592 apparve che un prete di questa chiesa, per nome Gregorio Bervich, era solito d’andar qua e là giuocando alla bassetta, ed aveva avuto pratica disonesta con una femmina; che Alvise Leopardo, sacrestano, giuocava pur egli, ed andava al magazzen a bever liatico; che Filippo Rota, altro prete, non voleva sempre ascoltare le confessioni, si rifiutava di dar l’olio santo agli infermi, e, come procuratore di capitolo, non accontentavasi di tre scudi, ma pretendeva tre ducati per seppellire un morto. Mormoravasi inoltre che costui tenesse pratica colla moglie d’un barcaiuolo, e che in casa sua frequentassero donne di mal affare. Egli è quel medesimo prete Filippo Rota, che nella visita antecedente, fatta l’anno 1581, fu condannato, per peccato di carne, unitamente a Pietro degli Adoni, allora terzo titolato, a cui s’impose che cessasse di visitare certa Angela, donna maritata, e licenziasse di sua casa Vittoria, moglie di Giovanni Hanta.

Ritroviamo nei Diarii del Sanudo all’anno 1515, 12 genn. M. V. In questa sera a hore do di note se empiò il fuogo a S. Cassan drio la chiesa in le caxe di fioli fo di Sier Piero Michiel di S. Polo per caxon d’un stampador venuto, et fo gran danno, bruxò alcune caxe.

In un documento, addotto da Flaminio Corner, apprendesi che in parrocchia di S. Cassiano abitava Gullielmo figlio di Jacopo dal Zano di Bergamo lapicida. Egli, come ritiensi, è il famoso architetto Guglielmo Bergamasco. L’erudito Michele Caffi crede poi che Zano sia una corruzione di Alzano, paese del Bergamasco, e che il nominato Guglielmo sia pure quel medesimo Vielmo Vielmi, squadrador, che si ritrova notato in un documento della chiesa d’Alzano Maggiore.

In parrocchia di S. Cassiano stanziava il buon tipografo Simone de Luere.

In essa morì Paolo Orsini, che, dopo molte imprese militari operate in esteri paesi, essendo comandante delle Venete armi nella guerra di Cipro (an. 1571-1572) diede prova di gran valore nello assedio di Margaritino, nell’espugnazione di Navarrino, e nella demolizione del forte di Varbagno. Ecco l’annotazione del necrologio parrocchiale: Adì 3 marzo 1581. L’illustrissimo et eccellentissimo signor Paulo Orsini de anni 64 amalado da febre per mesi dui. Sappiamo dal Cicogna che gli vennero fatti solenni funerali in cui fu lodato con funebre orazione da Aldo, figlio di Paolo Manuzio, e che ebbe sepoltura alla Madonna dell’Orto.

Finalmente nella parrocchia medesima venne a morte nel 1600 Giovanni Sadeler, valente incisore in rame, nato a Bruxelles nel 1550. Egli intagliò in Venezia la tavola della Resurrezione del Tintoretto, ed in chiesa di S. Cassiano venne sepolto con epigrafe riportata dal Palfero.

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