S. Stae

S. Stae (Salizzada, Campo, Traghetto). Attribuiscono alcuni la fondazione della chiesa di S. Eustachio, volgarmente S. Stae, alla famiglia Dal Corno in epoca ignota. Il Savina nella sua cronaca la dice al contrario fondata dalle famiglie Tron, Giusto ed Adoaldo nel 966. Nulladimeno, come riporta Flaminio Corner, la prima memoria che troviamo di questa chiesa data soltanto dall’anno 1290. La fabbrica attuale sorse nel 1678 sul disegno di Giovanni Grassi, e la facciata, che guarda il Canal Grande, fu eretta nel 1709 a spese del doge Alvise Mocenigo, e per opera dell’architetto Domenico Rossi.

La chiesa di S. Eustachio rimase parrocchiale fino ai primi anni di questo secolo, divenendo poscia oratorio dipendente da S. Cassiano.

Sembra che anticamente due fossero i pozzi in Campo di S. Eustacchio, poiché leggesi nei Notatori del Gradenigo sotto il 3 ottobre 1771: le due belle urne eguali, in altri tempi inservienti ad ornamento e comodo universale a due cisterne di acqua sul Campo di S. Eustachio, vengono trasportate nel cortile del moderno e famoso Ridotto giocoso a S. Moisè.

In un palazzo posto sul Canal Grande a S. Eustachio abitava il generale Francesco Carmagnola, che, caduto in sospetto d’aver tradito i Veneziani nelle guerre contro il duca di Milano, venne decapitato in Piazzetta di S. Marco fra le due colonne, il 5 maggio 1432. Questo palazzo apparteneva anticamente ai patrizi Lion, quindi ai Venier, e comperato nel 1415 dalla Repubblica, passò, per regalo, in proprietà di Pandolfo Malatesta. Nello stesso anno accolse nel proprio recinto il conte Jacopo di Murcia, figlio del re d’Aragona, e marito della regina Giovanna II di Napoli, nonché il conte di S. Polo che, col seguito di 40 inglesi, era avviato alla visita del S. Sepolcro. Tornato successivamente in comune, donossi nel 1427 al Carmagnola, appena giustiziato il quale, ospitò il marchese di Monferrato. Nel 1433 fu venduto dalla Repubblica ai Vitturi, cui apparteneva quando nel 1452 diede stanza all’imperatrice Leonora, venuta a Venezia coll’augusto consorte Federico III, ma ai tempi del Barbaro apparteneva ai Giustinian. Talento ci spinse ad indagare quale si fosse il palazzo medesimo, e se attualmente ancora sussista. In tale argomento ci porse aiuto il Coronelli, che nelle sue Singolarità di Venezia offre inciso sotto il nome di palazzo Giustinian a S. Eustachio sul Canal Grande quello che, per incendio patito, non conservava in questi ultimi anni che parte del prospetto del piano inferiore, e che oggidì è del tutto demolito, facendosi servire la sua area a giardino. Esso dai Giustinian, che lo rifabbricarono, era passato in progresso di tempo nei Contarini, e perciò palazzo Contarini veniva comunemente chiamato.

In parrocchia di S. Eustachio abitava pure nel 1523 il pittore Giacomo Palma il Vecchio, e nel 1661 i pittori Pietro Bellotti e Pietro Ricchi. La casa, che quest’ultimo teneva a pigione dal N. U. Loredan, era situata precisamente nella Salizzada.

Nella stessa parrocchia nacque nel 1755 Giustina Renier Michiel, che scrisse le Origini delle Feste Veneziane.

In Canal Grande a S. Eustachio annegossi nel 1636 Andrea Donà q. Domenico colla propria moglie Cecilia Polani, mentre di notte partivano dalla festa di ballo mascherata datasi in ca’ Pesaro.

La contrada di S. Stae, finalmente, è ricordata dal codice Cicogna 264, intitolato Memorie Venete, colla notizia che il 19 decembre 1760 s’appiccò fuoco ad una casa colà situata di ragione della famiglia Businello, ove abitava il principe Grillo, nonché coll’altra che il 25 novembre 1761, pell’elezione a cardinale di G. Molin vescovo di Brescia, si celebrarono feste con musica ed illuminazione sul campo.

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