Merceria

Merceria (Ramo della) a S. Giuliano. Mette alla Merceria, cioè a quella strada che dalla Piazza di S. Marco conduce al Campo di S. Bartolomeo, e che dividesi in Merceria dell’Orologio dal prossimo orologio di S. Marco, ed in Merceria di S. Giuliano, di S. Salvatore, e di S. Bartolomeo, dalle prossime chiese di questi santi. La Merceria di S. Bartolomeo, per la sua ristrettezza, era detta anche in vernacolo Marzarieta, ma oggidì, ampliata, si dice: Via Due Aprile. Il nome di Merceria proviene dalle molte botteghe di merci, che la fiancheggiavano e la fiancheggiano tuttora. L’arte dei Marzeri (merciaj) era molto antica in Venezia, esistendo documento delle sue rappresentanze fino dall’anno 942. Sembra però che incominciasse ad avere ordini e regole stabili soltanto nel 1446, 23 marzo, poiché da tal data incomincia la di lei mariegola, che si conserva nel R. Archivio. Vedi anche il Ristretto Generale di tutte le parti della Scuola dei Merciai sino il 22 settembre 1612 colà parimente conservato. I Merciaj stavano sotto il patrocinio di M. V. Assunta, ed anticamente radunavansi in chiesa delle Vergini, da cui nel 1323 passarono in quella di San Daniele. Poscia, con istrumento 3 agosto 1452, ottennero per le loro radunanze a livello perpetuo dal parroco e capitolo di San Giuliano una casa situata nella così detta Calle a fianco la Chiesa, ed in chiesa di S. Giuliano fabbricarono pure il 7 febbraio 1487 un altare, sostituito da un altro l’11 settembre 1534. Essi non furono da meno dell’altre Arti nell’onorare la venuta a Venezia dell’imperatore Federico III nel 1452. I Marzeri, ricorda la cronaca del Trevisan (Classe VII, Cod. 519 della Marciana), fecero un burchio grande, con un soler da pope a prova tutto fornido de rasi, et in mezzo una torre granda e tonda, sulla quale tre file di putti una sopra l’altra, tutti vestidi de bianco come anzoleti, e con cembali in mano; erano più di 60, et in la cima erano tre come la Trinità, e si volgevano attorno a se stessi, tirado da ottanta remi; altro con gran ruota che girava con otto putti, degli angeli che sempre stavano in piedi dreto, e a pope l’effigie de tutti gli imperatori Romani, armati all’antica, poi tante ninfe danzanti a suon di pifferi e trombe; era pur tirato da 80 remi. Andò la comitiva da S. Clemente alla casa del Duca di Ferrara apparecchiada de rasi et altre sede.

I Merciaj, al cadere della Repubblica, dividevansi in otto colonnelli, enumerati partitamente dal Cicogna nelle sue Inscrizioni dietro la scorta del manoscritto Dal Senno.

Dice il Dezan che fino dal 1339 si prese a nobilitare la Merceria col tagliare gli arbori che crescevano in qualche punto, e col rimuovere i così detti reveteni, o pozzuoli, posti a preservazione delle case. Fu questa la prima strada nella quale, sotto Nicolò Sagredo, doge dal 1675 al 1676, siasi sostituito all’antico pavimento di mattoni cotti il selciato di macigno, che incominciò a rifarsi il 26 gennaio 1743 M. V., compreso anche il Campo di S. Bartolomeo. Per la Merceria facevano il loro ingresso i Patriarchi, i Procuratori, ed i Cancellieri Grandi. L’ingresso dei Procuratori era il più magnifico e sfarzoso. In tale occasione i mercanti sfoggiavano la maggior ricchezza ed il maggior buon gusto possibili nel mettere in mostra gli oggetti della loro industria, lavori d’arte di pregio, quadri, intagli ecc. I Procuratori poi li regalavano di pani di zucchero in ricompensa della dimostrazione che loro avevano data d’affetto, addobbando in tal guisa le loro botteghe.

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