Fabbri

Fabbri (Calle dei) a S. Moisè. Dalla Scuola dei Fabbri ferrai. Fino dai primi tempi i Fabbri ferrai erano numerosissimi nella nostra città, e formavano un corpo, sopra il quale gli antichi dogi invigilavano. Rilevasi dal Sagornino, che nei principii del mille questi artieri dovevano lavorare una data quantità di ferro per conto del fisco, cioè dei dogi, che allora commerciavano come i privati. Nel 1162 i Fabbri si segnalarono contro Wuldarico, patriarca d’Aquileja, laonde nella festa del Giovedì Grasso, istituitasi in commemorazione della riportata vittoria, essi procedevano in Piazza S. Marco, armati all’antica, tagliavano, insieme ai Beccai, la testa al toro, ne dispensavano la carne ai poveri, e finalmente, fra i musicali concenti, s’assidevano a lieto convito. Non sappiamo precisamente in qual epoca la loro confraternita siasi stabilita nella chiesa di San Moisè, ma vi esisteva fino dai tempi del Sabellico che la ricorda. Sappiamo poi che nel 1583 passò improvvisamente nella chiesa di S. Vitale, ma ritornò nel 1602 in quella di San Moisè, presso la quale, fino dal 1584, aveva fatto acquisto da Pietro Balbi di quattro vecchie case, e di altre due vicine dalla famiglia Cappello, ad oggetto di costruire la Scuola di cui parliamo, e che dà il nome al sentiero da noi illustrato. Un inventario, riportato da Agostino Sagredo (Sulle Consorterie delle Arti Edificative in Venezia), ci fa sapere che nel piano terreno di questo edificio eravi il deposito del carbone, ed un’altra stanza ad uso comune; a metà della scala una stanza tappezzata con cuoi dorati, che serviva pell’elezioni e l’adunanze degli ufficiali; nel piano superiore la sala grande con altare di legno dorato e dipinti di celebri autori; nel terzo piano poi l’archivio, ed una stanza pell’armi destinate alla funzione del Giovedì Grasso. I fabbri costrussero pure nel 1696 un altare nella chiesa di S. Moisè. Non paghi d’un solo santo titolare, ne avevano quattro, cioè S. Alò (S. Eligio), S. Liberale, S. Carlo, e S. Giovanni Battista. La loro Scuola, dopo la soppressione delle Confraternite, servì per qualche tempo a ricetto di povere, e quindi per molti anni a teatro di marionette. Ora serve a magazzino.

Un’altra Calle a San Marco è detta dei Fabbri per le varie officine fabbrili che tuttora vi esistono. Qui abitava in una splendida ed ampia casa Antonio Lotti, maestro di cappella in S. Marco. Egli morì il 5 gennaio 1739 M. V. Vedi: Caffi, Storia della Musica Sacra nella già Cappella Ducale di S. Marco in Venezia. Venezia, Antonelli, 1855.

Note di Lino Moretti

  1. Ora si chiama, più correttamente, della Scuola dei Fabbri. L’ingresso al teatrino delle marionette, già Scuola dei Fabbri, era al N.A. 4426.

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