Vendramin

Vendramin (Calle Larga, Campiello, Calle e Sottoportico, Ramo, Calle) ai SS. Ermagora e Fortunato. Andrea Loredan, secondo i registri di famiglia, ordinò l’erezione del prossimo palazzo, risguardante con la facciata il Canal Grande, nel 1481. Di subito forse non si diede mano all’opera, oppure andossi a rilento nei lavori, ma dopo alcuni anni finalmente, sopra disegno lombardesco, sorse la fabbrica bella e grandiosa in modo da essere destinata nel 1550, per quanto scrive la cronaca del Trevisan, unitamente ai palazzi del Duca di Ferrara e dei Gussoni, a stanza di alcuni principi tedeschi che dovevano visitare Venezia. I Loredan nel 1581 vendettero questo palazzo (conosciuto sotto il titolo del Non Nobis a cagione del motto: Non Nobis Domine, Non Nobis, sculto sulla facciata) al Duca di Brunswich per 50 mila ducati, e questi nel 1583 lo rivendette al Duca di Mantova per ducati 91 mila. Ma sorto poscia un litigio fra gli eredi del venditore, e chi n’aveva fatto l’acquisto, il palazzo medesimo andò all’asta, e nel 1589 venne comperato da Vittore Calergi al prezzo di ducati 36 mila, per passare in seguito, mercé il matrimonio avvenuto nel 1608 fra Marina Calergi, figlia di Vittore, e Vincenzo Grimani, in una linea dei Grimani, la quale si disse perciò Grimani Calergi. Essi nel 1652 v’ospitarono Carlo Ferdinando d’Inspruck, arciduca d’Austria colla moglie Anna dei Medici, e col fratello Sigismondo, ai quali diedero una splendida festa di ballo. Non tardarono però a lordarsi le mani nel sangue, secondo i fieri costumi di quei tempi. Imperciocché Vittore abate, Giovanni e Pietro, figli tutti di Vincenzo Grimani e di Marina Calergi, uomini facinorosi, che erano stati banditi da Venezia, ma che, a dispetto delle leggi, circondati da bravi e sicari, vi si trattenevano, nutrendo odio fierissimo contro Francesco Querini Stampalia, lo fecero cogliere la notte del 15 gennaio 1658 M. V., finita la prova dell’Opera al teatro dei SS. Giovanni e Paolo, e tradurre in gondola nei recinti del palazzo di cui parliamo, ove, sotto i propri occhi, ne ordinarono l’uccisione. Citati perciò e non comparsi, furono, con sentenza del successivo giorno 20 gennaio, nuovamente banditi, colla perdita della nobiltà, e colla confisca dei beni, ordinandosi che la porta del loro palazzo venisse bollata coll’immagine di S. Marco in pietra, che l’annessa casa bianca prospettante il giardino, ove precisamente era stato commesso il delitto, andasse spianata, e sopra quell’area si erigesse una colonna d’infamia colla seguente iscrizione: l’ab. vetor zuane e piero fratelli grimani furono banditi per haver contro la publica liberta’ nelle proprie case barbaramente condotto et con moltissime archibugiate interfetto s. francesco querini fu de z. francesco. Ad onta di tutto ciò, i tre fratelli suddetti ottennero nel 1660 la liberazione dal bando, ed il ricupero delle loro facoltà e prerogative. Fu allora che levarono il S. Marco dalla porta della loro dimora, distrussero la colonna d’infamia, ed, a sostituzione della casa atterrata, aggiunsero al palazzo l’ala sinistra quale presentemente si vede. Era frattanto sino dal 1638 successo il matrimonio fra Maria, figlia di Vincenzo Grimani e di Marina Calergi, con Nicolò Vendramin, ed, estintasi nel 1740 la linea maschile dei Grimani Calergi, il palazzo venne in proprietà dei Vendramin, anch’essi chiamati Vendramin Calergi, l’ultimo rampollo maschio dei quali, altro Nicolò del q. Girolamo, alienollo, con istrumento 23 aprile 1844, in atti Paolino Comincioli, alla duchessa di Berry, donde passò nel di lei figlio conte di Chambord, e quindi ne’ suoi eredi.

Morì il 13 febbraio 1883 in questo palazzo il celebre compositore di musica Riccardo Wagner.

La famiglia Vendramin, che nel 1661 troviamo aver posseduto stabili anche a S. Polo, presso il Traghetto della Madonnetta, ove pure esistono alcune località contraddistinte col di lei nome, trasse origine, secondo il Freschot, dall’Illirio. Sembra che anticamente fosse del Consiglio, ma che poscia ne rimanesse esclusa, poiché vi fu riassunta l’anno 1381 in un Andrea da San Leonardo, il quale teneva banco in Rialto, ed aveva assai bene meritato della Repubblica nella guerra di Chioggia. Un di lui nipote, medesimamente nominato Andrea, il più ricco e più bel gentiluomo de’ suoi tempi, venne eletto nel 1476 principe di Venezia. Egli morì nel 1477, ed ebbe un magnifico mausoleo nella chiesa dei Servi, trasportato poscia in quella dei SS. Giovanni e Paolo. Aveva molti figli, fra i quali Bartolammeo comperò nel 1457 da Giovanni e Bartolammeo Malombra la terra della Tisana, di cui venne investito conte co’ suoi discendenti. Circa a questi tempi la famiglia Vendramin produsse quel Filippo, celebre pell’amore grandissimo portatogli dalla moglie Cecilia Barbarigo, la quale, quand’egli dovette pagare il debito alla natura, ricusò di prendere cibo, e morì d’inedia, nulla curando i conforti e le violenze de’ suoi. I Vendramini andarono pure celebrati per un Francesco, eletto nel 1605 cardinale di S. Chiesa, nonché per varii guerrieri che furono il sostegno dello stato nell’aspra guerra di Candia.

All’ingresso della Calle e Sottoportico Vendramin, ai SS. Ermagora e Fortunato, fu posto ai nostri giorni un medaglione (ora però mancante) coll’effigie di Benedetto Marcello, principe della musica veneziana, e con relativa iscrizione, tuttora visibile, donde si ritrae che il sommo compositore abitava qui presso. Vanno errati però alcuni nel dire che Benedetto stanziasse nel sovrastante casamento, mentre abbiamo tutti i dati positivi per affermare che egli nacque e visse nel palazzo di sua famiglia, il quale col prospetto guarda il Canal Grande, è contermine a quello degli Erizzo, e dalla parte di terra per la Corte Erizzo ha l’ingresso. L’ebbero i Marcello nel 1485 pel matrimonio di Petronilla Crispo dei duchi di Naxia con Natale q. Gasparo Marcello. In esso nacque pure Alessandro Marcello, il quale esercitò la pittura con buon successo, e lasciò negli ammezzati alcuni dipinti allegorici. L’iscrizione adunque allusiva all’abitazione di Benedetto Marcello fu posta presso la Calle e Sottoportico Vendramin soltanto perché il luogo è di passaggio, e per additare ai curiosi il varco, addentrandosi pel quale, possono pervenire alla Corte Erizzo, ed al palazzo dal Marcello abitato.

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