Gritti e Martinengo

Gritti e Martinengo (Fondamenta) ai SS. Ermagora e Fortunato. Sopra questa Fondamenta, che dà sul Canal Grande, sorge il palazzo Gritti coll’arma della famiglia scolpita sulla facciata, susseguito dal palazzo Martinengo, un tempo Memmo. Ambidue appartengono allo stile della decadenza. Dei Gritti abbiamo detto nell’articolo antecedente; ora diremo alcun che dei Martinengo. Se ne assegna a capostipite un Teobaldo, favorito dell’imperatore Ottone I, che lo fece suo vicario, e gli donò nel 953 quindici castella nel territorio bresciano, ove un Leonardo, nipote di Teobaldo, edificò il castello di Martinengo. Questa famiglia, che signoreggiò pure Brescia e Ventimiglia, venne accolta nel grembo dei veneziani patrizii con quadruplice aggregazione. Il primo graziato fu nel 1448 un Antonio q. Zuane, condottiere della Repubblica nella guerra contro i Milanesi; il secondo, un Giacomo q. Marco nel 1449, condottiere pur esso ai medesimi stipendi; il terzo, un Z. Maria q. Francesco nel 1499, che nella battaglia di Ghiara d’Adda cadde ricoperto di ferite, combattendo sotto il vessillo di S. Marco; il quarto finalmente un Z. Batt. q. Federico che, insieme al fratello Paolo, offrì nel 1689 i soliti 100 mila ducati per la guerra di Candia. Altri famosi guerrieri, specialmente nelle linee non ammesse al veneto patriziato, produsse la famiglia Martinengo. Il palazzo che questa famiglia possedeva ai Ss. Ermagora e Fortunato comperossi nel 1886 dal cav. Luigi Mandelli, che lo fece restaurare, riformandone la facciata lungo il Campo.

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