Pugni

Pugni (Ponte dei) a S. Barnaba. E’ noto che Venezia era anticamente divisa in due fazioni, un vestigio delle quali notasi ancora nelle regate. L’una chiamavasi dei Castellani, e l’altra dei Nicolotti. La prima era composta dagli abitanti delle parti orientali della città, alla cui estremità giace Castello; la seconda dagli abitanti delle parti occidentali, che vengono conterminate da S. Nicolò dei Mendicoli. I Castellani portavano per distintivo il berretto e la sciarpa rossi; i Nicolotti, invece, il berretto e la sciarpa neri. Nulla si sa di preciso intorno l’origine di queste fazioni. Chi le fa derivare dalle guerre civili fra quelli d’Eraclea e quelli di Jesolo, dopo le quali gli uni e gli altri vennero a stabilirsi in queste isole. Chi dall’uccisione di un vescovo di Castello, avvenuta per opera dei Nicolotti. Il governo alimentava le rivalità dei due partiti per avere uomini animosi ed addestrati alle zuffe, e forse per mantenere divisi i sudditi in modo che, se una porzione si fosse mai sollevata, l’altra fosse pronta a reprimere la ribellione. Ove i Castellani ed i Nicolotti cercavano maggiormente di superarsi a vicenda, era nel così detto combattimento dei pugni, che sottentrò alla guerra delle canne, o dei bastoni. Questo combattimento si permetteva da settembre a Natale, e facevasi per lo più sopra i ponti, fra i quali avevano la preferenza quello di S. Barnaba, di cui ora parliamo, e che perciò fu chiamato Ponte dei Pugni, e quello di S. Fosca. I due ponti hanno sugli angoli della piazzetta impresse le orme ove i lottatori dovevano posare i piedi, ed uno di essi conservasi ancora senza bande, costume adottato col pietoso fine che i combattenti, cadendo facilmente nell’acqua, fossero costretti in breve a separarsi, e desistere dall’ire. Il combattimento dei pugni continuò fino al 1705, epoca nella quale venne severamente proibito. Imperciocché nel 30 settembre di quell’anno il Ponte dei Pugni a S. Barnaba fu teatro di sanguinosissima lotta, che incominciò colle pugna, e finì coi sassi e coltelli. Tanto v’erano intenti i popolani che, essendosi sviluppato un fiero incendio nel monastero di S. Girolamo, niuno volle spiccarsi per estinguerlo, e fu d’uopo che un prete di S. Barnaba uscisse fuori con un crocifisso in mano per dividere i combattenti. Negli ultimi tempi della Repubblica i Castellani ed i Nicolotti erano costretti a limitarsi a gare ed esercizii meno crudeli, come le Forze d’Ercole e le Regate.

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