S. Nicolò

S. Nicolò (Campo, Ponte, Rio, Secchi, Arzere). La chiesa di S. Nicolò, vescovo di Mira, o Mirea, nella Licia, sembra fondata dai Padovani qui rifugiatisi per timore dei Longobardi nel secolo VII, e perché sorse sopra un’isoletta dalla mendicità degli abitanti, i quali erano per lo più pescatori, appellata Mendigola, prese il nome di S. Nicolò dei Mendigoli (1). Essa ebbe un ristauro nel secolo XVIII, nella qual occasione si eresse l’altare della terza cappella a destra con quattro colonne di marmo, e si rinnovò la facciata. Tali lavori vennero commessi, per quanto è fama, da un povero prete di chiesa, e non sapendosi come questi aver potesse mezzi a ciò sufficienti, la maldicenza acui il suo dente in modo ch’egli fu tratto perfino innanzi ai tribunali. Colà egli fece solenne protesta d’innocenza, giurando di chiudere nel seno un segreto che doveva scendere con lui nella tomba. Per alludere poi alla propria illibatezza, al meraviglioso dell’intrapresa, ed all’accennato secreto, fece collocare sulla fronte del tempio il simulacro della Vergine col motto: Sine labe concepta, in mezzo a due altri simulacri, rappresentanti l’uno Santo Antonio di Padova col motto: Si quaeris miracula, e l’altro S. Giovanni Nepomuceno col motto: Dixi secretum meum mihi. Troviamo in una scheda manoscritta del Cicogna che questo prete si chiamava Giovanni Zaniol, e, che, come correva sospetto, aveva scoperto entro una sepoltura nel campanile molto oro ed argento, per cui poté aver i mezzi di ristaurare la chiesa. Essa era anticamente parrocchiale, ma all’epoca della riforma delle parrocchie divenne succursale dell’Angelo Raffaele. Sopra il portico, di cui era anticamente fornita, ritirossi a menar vita eremitica quella Sofia che era stata una delle fondatrici del monastero di Santa Croce, e qui visse per anni 15 con altre due compagne, venendo a morte nel 1490. Il Sabellico, parlando della chiesa di S. Nicolò, lasciò scritto che colà si trovavano tres supra vestibulum virgines muro clausae, quarum unam hodie, ob creditam sanctitatem, quasi futurorum praesciam, vulgo, ut audio, matronae consulunt.

Sembra che anticamente il rivo di San Nicolò si denominasse Rio Bonaldo pegli stabili della patrizia famiglia di questo cognome, Narrano le cronache che nel 1053, mentre Donato Grazioso ritornava in barca pel rivo suddetto dalla festa di S. Nicolò, venne ucciso dai Verulii, i quali prima gli avevano rapito la figlia Rosetta. Perciò i Verulii furono banditi da Venezia,

In parrocchia di S. Nicolò vide la luce il 27 maggio 1738 il buon compositore di musica Bonaventura Furlanetto da Gasparo di messer Iseppo g. Domenico Furlanetto, ed Anzola di Francesco Gazzetta jugali (Registri battesimali). Morì nel circondario medesimo il 6 aprile 1817, venendo nella chiesa sepolto.

Pei Secchi S. Nicolò, vedi Secchera, e pell’Arzere S. Nicolò, vedi S. Marta (Punta di).


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