Venier e Balbi

Venier e Balbi (Campiello) a S. Pantaleone. E’ prossimo ad un casamento già posseduto dalla famiglia Venier, di cui abbiamo parlato già sopra, ed al palazzo Balbi, detto in volta di Canal, perché ha la facciata colà ove il Canal Grande volge direzione. Dicesi che, sopra disegno del Vittoria, lo abbia fatto erigere fra gli anni 1582 e 1590 un Nicolò di Girolamo Balbi, perché questi nel 1582 notificò di possedere sul Canal Grande un terreno infruttuoso ove si avrebbe potuto edificare un palazzo, e nel 1590 dispose di esso palazzo col proprio testamento. Narrasi in proposito la seguente storiella. Abitava antecedentemente quel gentiluomo non molto lontano in una casa presa a pigione, ed essendosi innocentemente dimenticato della scadenza d’una rata, ritrovò un bel dì, mentre recavasi al Maggior Consiglio, il proprietario, che bruscamente invitollo a pagarla.

Nicolò soddisfece al suo debito, ma volle tosto rinunziare alla locazione, dando gli ordini opportuni perché gli si fabbricasse il palazzo, e riparando frattanto colla famiglia in un ampio naviglio fermo alla riva, la mole del quale oscurava l’abitazione di colui che gli aveva fatto per istrada il mal garbo.

Dalle finestre di questo palazzo Napoleone ed altri principi godettero il nazionale spettacolo della regata, poiché, come altrove si è narrato, qui presso soleva fabbricarsi la così detta macchina, cioè il palco ove sedevano i tre personaggi destinati a giudicare dei premi, ed a distribuirli ai vincitori della corsa. Il palco, dice il Lessico Veneto del Mutinelli, sempre nell’addobbo magnifico, era foggiato diversamente, e bizzarramente. A modo d’esempio, nella regata ordinata da Ernesto duca di Brunswich, ed eseguita a dì venticinque giugno dell’anno milleseicentottantasei, la Macchina rappresentava il trionfo di Nettuno. Perciò, sopra il dorso della figura di smisurata balena, s’innalzava un’amplissima conchiglia, nel cui vano rappresentati erano molti scogli, e grotteschi con alghe, cavalli, e mostri marini. Sopra il sommo dei detti grotteschi, otto immagini di tritoni sorreggevano una seconda conchiglia, nel cui mezzo altro tritone sosteneva un delfino base di una altissima statua di Nettuno; la balena, i tritoni, ed il delfino, continuamente, con svariati scherzi, gettavano dalla bocca e dalle nari zampilli d’acqua. Giunto il momento della dispensa dei premi, si aprivano le fauci della balena, ed in sembianza d’uomo marino, ne uscì colui che distribuir dovea i detti premii. Questa macchina era alta piedi 36, larga 42, lunga 60, avvertendo che il piede veneto corrisponde a metri 0,3475.

Il Freschot fa discendere la patrizia famiglia Balbi dalla gente Balba di Roma, e vuole che trasmigrasse a Pavia, quindi a Milano, e finalmente a Ravenna, ove si distinguesse in due rami, l’uno dei quali andasse direttamente a Venezia, e l’altro, prima d’andarvi, avesse stanza in Aquileja. Un Bono Balbi morì vescovo di Torcello nel 1215, ed altri suoi discendenti troviamo insigniti delle primarie dignità della Chiesa. Né fu punto inferiore all’altre questa famiglia nelle imprese militari, poiché un Pietro Balbi, chiamato dal Capellari cavaliere e senatore grande, liberò nel 1509 la città di Padova dallo stretto assedio postovi da Massimiliano imperatore; un Teodoro Balbi, sopraccomito della galera intitolata il SS. Salvatore, rimase ferito nel 1571 alle Curzolari, ed un anno dopo non dubitò con sole quattro galere d’attaccare arditamente tutta la flotta degli Ottomani; un Bernardo, ed un Lucio Balbi, finalmente, pugnarono anch’essi con gran fortuna e coraggio contro gl’infedeli.

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