S. Tomà

S. Tomà (Ponte, Rio, Fondamenta, Campiello, Campo, Traghetto, Rio Terrà). La chiesa di S. Tommaso Apostolo, volgarmente S. Tomà fu eretta nel 917 sopra un fondo appartenente alla famiglia Tonisto per opera, secondo alcuni, dei Miani, secondo altri, di Coriolano Tribuno. Nel 1395 venne riedificata, aggrandita nel 1508, e poco dopo ristaurata. Abbellivasi dal 1666 al 1672 con prospetto di marmo disegnato dal Longhena, ma, minacciando in seguito di ricadere, rinnovavasi dai fondamenti nel 1742 sopra modello dell’architetto Bognolo, e compiuta, consecravasi il giorno 11 settembre 1803. Cessò di essere parrocchiale nel 1807. Poco appresso tuttavia tornò ad esserlo coll’aggiunta del circondario di S. Stin, e tale rimase fino al 1810 in cui divenne oratorio. La chiesa di S. Tomà, dal 1835 al 1867, venne uffiziata dai Minori Conventuali, che abitavano in un vicino ospizio, figliale a quello di S. Antonio di Padova.

Narra il Caroldo, che allorquando nel 1240 i Veneziani fecero prigioniero Salinguerra, signore di Ferrara, gli assegnarono per abitazione una casa in parrocchia di S. Tomà, che apparteneva all’antica famiglia patrizia Bosco, o Bosso, ove egli, dopo pochi anni, venne a morte. E’ noto come con solenne pompa funebre venisse sepolto in S. Nicolò del Lido.

Spaventato il doge Alvise Mocenigo dall’incendio, che nel 1574 appiccossi al palazzo ducale, ritirossi in parrocchia di S. Tomà nelle case di suo fratello Giovanni, ma in quella sera medesima i consiglieri gli fecero intendere che dovesse ritornare nella propria residenza.

Nel medesimo anno 1574, in una sera del mese di novembre videro le guardie un Nadalin da Trento, garbelador e ligador al Fontico dei Tedeschi, aggirarsi furtivamente, con un sacco in ispalla, intorno la chiesa di S. Tomà. Dopo che gli ebbero trovato nel sacco tenaglie, scalpelli, leve, ecc., e dopo aver scoperto nella di lui abitazione alquanti preziosi arredi sacri, nonché buona quantità d’oro ed argento colati, lo trassero in carcere unitamente alla moglie Cassandra. Questa fu la prima a far rivelazioni, sicché anche Nadalin, vedendosi scoperto, e sperando con una piena confessione di ritrovare nei giudici minore severità, depose che in quella sera era sua intenzione d’entrare nella chiesa di S. Tomà per impadronirsi degli arredi ond’era fornita per la prossima festa di S. Aniano, e palesò altri suoi furti commessi nella Scuola Grande di S. Marco, ed in quella di S. Rocco. Ciò tuttavia nulla gli valse, ché il Consiglio dei X, con sentenza 3 decembre 1574, condannollo ad essere appiccato, ed abbruciato in Piazzetta dopo i tormenti consueti.

Il 7 settembre dell’anno 1600 Zuane orese in Campo S. Tomà, unitamente ad Anzolo strazarol in Campo dei Frari, venne citato a comparire innanzi ai Capi del Consiglio dei X sotto l’incolpazione d’aver tenuto compagnia a Catte da Cattaro, rifugiatasi in chiesa dei Frari, e poscia d’averla condotta a casa di Antonio Verghezin già campaner dei Frari, ajutandola a travestirsi da uomo, e promettendole di condurla in salvo fuori di Venezia. Catte da Cattaro era stata accusata dell’uccisione del marito Florian, d’accordo col proprio drudo Daniele d’Hanna, e del seppellimento dell’ucciso nella propria abitazione a S. Geremia.

Leggiamo nel Cod. 184, Classe XI della Marciana: 1610, dicembre. S. Andrea Contarini di Z. Battista fu in Calle di S. Tomà da un figliuolo d. Z. Batta Moretto, che era in sua compagnia, con un pistone ucciso.

In parrocchia di S. Tomà nacque, come si è detto, il celebre commediografo Carlo Goldoni. Eccone la fede di nascita: Primo marzo 1707. Carlo Sgualdo, fio de d. Giulio q. m. Carlo Goldoni e della sig. Margherita, giugali, nato li 25 febbraio passato. Compare l’ill. sig. Zuanne Calichiopolo avvocato, abita a S. Anzolo, comare la Bazzatta da S. Polo. Battezzò il sig. Piovan. Pel sito preciso della nascita vedi Centani (Calle ecc.).

Circa il Traghetto di S. Tomà troviamo che la fraglia del medesimo venne eretta nel 1505 sotto gli auspici della B. V., e che più tardi le fu concesso un altare in chiesa di S. Tomà, antichissimamente fabbricato dai Falier, passato quindi in proprietà dei Morosini, e dei Dandolo.

Il Rio Terrà di S. Tomà, sebbene lontano dalla chiesa, ed aderente all’Archivio dei Frari, ha questo nome perché un tempo segnava i limiti della parrocchia, come si può vedere nel Pivoto: Vetera ac nova ecclesiae S. Thomae Apostoli Monumenta.

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