Maravégie

Maravégie (Ponte delle) ai SS. Gervasio e Protasio. Secondo il Dezan, abitava, o possedeva stabili, in questa situazione la famiglia cittadinesca Maraviglia, o Maravegia, famosa per quell’Alessandra sorella di Giovanni Maraviglia, secretario del senato, e moglie di Pietro Albino, gran cancelliere del regno di Cipro, la quale, dopo la presa di Nicosia, fatta prigioniera con molte Cipriote, diede fuoco, innanzi di far vela per Costantinopoli, al luogo delle munizioni, ed arse non solo la nave ov’era, e sé medesima ancora, ma fu motivo che il fuoco s’appiccasse ad altri due legni vicini, e che tutti perissero i prigionieri colà raccolti.

Non vogliamo tacere però che circa l’origine del nome attribuito al Ponte delle Maravegie (meraviglie) corrono due fantastiche tradizioni popolari, riportate dal Pullè nelle sue annotazioni ai Canti del popolo Veneziano del Foscarini.

Narra la prima che questo Ponte fu così detto perché venne in una notte meravigliosamente edificato da mani ignote, essendo stati posti in uso que’ materiali che il giorno innanzi erano stati colà preparati per dar principio all’opera.

Dice la seconda che in faccia al Ponte suddetto abitavano sette sorelle, sei delle quali belle, ed una brutta. Aveva incominciato a frequentare la loro casa un giovane barcaiuolo, ma da quel momento in poi, di sano e robusto, era divenuto tanto ammalaticcio e debole da non rimanergli forze sufficienti a cimentarsi in una prossima regata. Egli allora si credette ammaliato, ed il suo sospetto cadde sopra la settima sorella brutta chiamata Marina, che, quantunque volte lo vedeva, cercava di fuggirlo. Volendo adunque vendicarsi, ed avendo scelta una sera in cui, per essere il Venerdì Santo, il padre e le altre sorelle erano andate a visitare i sepolcri, s’avviò verso la casa della Marina, ma, sbigottito pell’atto che andava a commettere, sostò prima per pochi minuti sul ponte. Quand’ecco per la finestra la presunta maliarda inginocchiata dinnanzi ad un Crocefisso, e nel punto medesimo alzati gli occhi al cielo, notò sei stelle fiammeggianti, disposte a foggia di carro, colla ruota ed il timone, precedute da una settima piccola e fioca. A mano a mano però le sei lucide perdevano splendore, e si faceva più bella la settima, finché le altre si dileguarono, ed essa rimase unica a risplendere nel cielo. La vista di lei che inginocchiata pregava, nonché il prodigio, che, per un arcano sentimento, gli sembrava aver relazione co’ casi suoi, mutarono interamente l’animo del barcaiuolo, e lo fecero entrare diffilato in casa, ove, interrogata la Marina se era vero che l’aveva ammaliato, e che voleva farlo morire, questa piangendo gli manifestò il celato amore che per lui nutriva nel seno, e gli disse che in quel momento pregava Iddio di farla morire in di lui vece. Intenerissi il garzone ai tai detti, e, siccome breve è il passaggio dalla compassione all’amore, anch’egli cominciò ben presto a corrispondere ai sentimenti della fanciulla, per cui, lasciati da parte i pensieri di morte, e riacquistata la salute, vinse la regata, ed ebbe la Marina in isposa. Da quel momento il ponte, sopra cui egli vide il prodigio delle sette stelle, ben a ragione avrebbesi chiamato delle Maravegie (meraviglie).

Al Ponte delle Maravegie, in casa di Giovanni Crassifida, si eseguì nel 1754, sia pel canto che pel suono da alcuni nobili accademici, l’Artaserse del Galuppi.

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