Toffetti

Toffetti (Fondamenta) ai SS. Gervasio e Protasio. Tuttora sopra questa fondamenta scorgesi il palazzo Sangiantoffetti, e per brevità Toffetti, con qualche traccia degli affreschi onde fregiavalo il Tintoretto. Al tempo del Boschini e del Ridolfi, apparteneva alla famiglia Marcello, e, parlando de’ suoi affreschi così si esprime il secondo degli accennati autori: Ma tra le opere a fresco ottiene gli applausi primieri la facciata di casa Marcello di San Gervaso detto S. Trovaso, ove dipinse quattro favole d’Ovidio: di Giove e di Semele, d’Apollo che scortica Marsia, dell’Aurora che prende congedo da Titone, e di Cibele coronata di torri sopra un carro tirato da Leoni. Di sopra fece un lungo fregio inserito di corpi d’uomini e di donne ignude, così vivaci e freschi che pajono vivi, oltre ch’egli è il più curioso incatenamento di figure che da pittore inventar si potesse. Il vedere questo medesimo palazzo nelle Singolarità del Coronelli inciso sotto il nome di Palazzo Foscarini a S. Trovaso fa credere che, prima dei Sangiantoffetti, lo possedessero per qualche tempo i Foscarini. Esso il 22 gennaio 1763 patì un incendio, nella qual circostanza, affacciatosi ad un verone del suo palazzo il N. U. Alvise Nani, che abitava di fronte, restò colpito da morte repentina.

I Sangiantoffetti, o Toffetti, vennero da Crema, ed attesero alla mercatura, accumulando oro non poco. Fra essi un Gaspare, mentre dubitavasi di rottura coi Turchi, mostrossi pronto nel 1639 ad allestire a sue spese dieci vascelli, e dare mille ducati all’anno per anni sette. Egli venne imitato nella sua generosità dal nipote Carlo, che depositò argento nel 1647, ed offerse senza vantaggio danari a sollievo del pubblico. Il suddetto Gaspare sborsò pure 100 mila ducati per la guerra di Candia. Tali benemerenze fecero ammettere questa famiglia al patriziato nel 1649.

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