Farsetti

Farsetti (Traghetto) a S. Luca. Sorge qui presso un palazzo eretto nel principio del secolo XIII dai Dandolo, che, secondo il cronista Magno, aveva in origine la facciata verso il Campiello della Chiesa di S. Luca. Questo palazzo, ove abitò il doge Andrea Dandolo prima della sua assunzione alla ducea, ed ove ospitossi nel 1361 Rodolfo duca d’Austria, venne, coll’andar del tempo, dai Dandolo rifabbricato colla facciata verso il Canal Grande, foggiata sulla primitiva maniera bisantina. Dopo altri proprietarii, passò nel 1670 in mano della nobile famiglia Farsetti venuta dalla Toscana, ed assunta nel 1664 al Veneto patriziato. Ebbe allora nuovi abbellimenti, e l’abate Filippo Farsetti vi andò con cura raccogliendo le copie in gesso, delle quali aveva fatto trarre le forme sopra gli stessi originali, delle più celebri statue di Roma, Napoli, e Firenze, coll’aggiunta di celebri dipinti. Né pago di ciò, prepose a tale sua galleria lo scultore bolognese Ventura Furlani, lasciandola sempre aperta ai giovani cultori delle arti, cui somministrava eziandio l’occorrente pel disegno, ed istituendo annui premi agli autori delle opere più lodevolmente sopra quei modelli condotte. Non fu altrove che Canova apprese i rudimenti della scultura, laonde scorgevansi sulle scale due cestellini di marmo, ripieni di frutta, primi intagli del grande artista, trasportati, per iscopo di preservazione, l’anno 1852, nel civico museo. Il palazzo Farsetti servì pure di sede all’accademia letteraria dei Granelleschi istituita nel 1747 da Daniele, cugino dell’ab. Filippo Farsetti sovraccitato, e sostenuto dal di lui fratello Tommaso Giuseppe, cavaliere Gerosolimitano. Ed altra accademia letteraria vi si raccolse nel 1778, di cui fu eletto mecenate lo stesso Daniele, alla cui morte, avvenuta nel 1787, passò in casa Erizzo a S. Martino. Senonché ben diverso dai proprii congiunti mostrossi Anton Francesco, figlio di Daniele, ultimo rampollo di sì illustre prosapia. Fino dal 1788 chiuse la galleria coll’intenzione di alienare gli oggetti ond’era fornita. Vi si opposero gli Inquisitori di Stato, e fu soltanto dopo la caduta della Repubblica ch’egli poté vendere le opere di pittura, e donare a Paolo I imperatore delle Russie le principali forme delle statue, le quali ultime sarebbero pur esse andate disperse se nel 1805 non fossero state comperate dal governo Austriaco a profitto della nostra Accademia di Belle Arti. Anton Francesco Farsetti, aggravato da debiti, cessò di vivere a Pietroburgo nel 1808. Allora la vedova Andriana da Ponte acquistò il palazzo all’asta come creditrice di dote, lo concesse per alcuni anni ad uso d’albergo coll’insegna della Gran Bretagna, e finalmente, mediante lo strumento 28 ottobre 1826, in atti Pietro Occioni, lo vendette alla Congregazione Municipale di Venezia, che nell’anno seguente vi pose la sua stabile residenza. Quantunque anche in tale circostanza venisse riattato, fu d’uopo praticarvi nuovi lavori nel 1874, epoca in cui ebbe rinnovata la parte inferiore del prospetto colla sostituzione di nuovi marmi e colonne, e colla demolizione d’un accesso laterale, informe, e mal corrispondente all’insieme.

La famiglia Farsetti lasciò pure il suo nome ad una Fondamenta ai SS. Ermagora e Fortunato presso il Rio Terrà dei Due Ponti.

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