Pesaro

Pesaro (Calle, Fondamenta, Ponte, Rio) a S. Eustachio. Dal palazzo Pesaro, che venne incominciato, sopra disegno del Longhena, nel 1679, come leggesi in numeri romani sopra un cartello tenuto in mano da una statua del prospetto, e che ebbe compimento nel 1710. Sembrerebbe però che sopra quell’area esistesse un casamento più antico appartenente ai Pesaro, poiché trovasi scritto che il doge Giovanni Pesaro, nato nel 1590, cadde nella sua fanciullezza dal palazzo di sua famiglia in parrocchia di S. Eustachio. Qui cercò un rifugio l’ultimo doge Lodovico Manin dopo la sua abdicazione al principato.

I Pesaro, giusta il genealogista Barbaro, vennero a Venezia nel 1225 dalla città di questo nome in Romagna, ove dicevansi Palmieri, ed erano in nobile stato. Moltissimi uomini di merito sì nella toga che nell’armi resero chiara questa famiglia. A chi non è noto quel Benedetto Pesaro, generalissimo di mare, che fece decapitare sulla prora istessa della sua galera l’infedele Carlo Contarini, conquistò Cefalonia, S. Maura, ed Alessio, liberò dall’assedio Napoli di Romania, e morì a Corfù nel 1503 dopo avervi onorevolmente segnato la pace? Sono pure memorabili le azioni di Girolamo figlio di Benedetto; di Giacomo vescovo di Pafo, eletto nel 1501 dal pontefice legato apostolico, e generale dell’armata papale collegata a quella dei Veneziani; nonché di Francesco arcivescovo di Zara, quindi patriarca titolare di Costantinopoli, e finalmente nominato dal Senato vescovo di Brescia, morto nel 1544. Né va dimenticato Giovanni Pesaro, fatto doge nel 1658, uomo celebre per maturità di consiglio, per varie ambascerie anteriormente sostenute, e per avere focosamente arringato innanzi ai padri acciocché si continuasse la guerra contro il Turco. Nel codice del Gradenigo, altre volte citato, col titolo Casi Memorabili Veneziani, si legge che, all’elezione di questo doge, si vide attaccato alle muraglie della città il seguente cartello:

Viva il Pesaro dal Caro
Che l'è sta in preson per laro,
E per ultima pazia
L'à sposà dona Maria.

Non sapendosi però che il doge Pesaro abbia sposato alcuna donna di nome Maria, si può ritenere che la satira anzidetta sia uscita in quella vece al momento dell’ingresso a Procuratore di S. Marco di Leonardo Pesaro, nipote del doge (an. 1649) il quale nel 1648 aveva sposato Marietta di Giovanni Priuli. Qui poi, per ispiegazione di quell’aggiunta dal Carro, deve sapersi che la famiglia Pesaro era così soprannominata perché ad essa apparteneva quella macchina, fatta in forma di carro, la quale trasportava le barche dal canale di Lizza-Fusina alla laguna, e da questa a quello, dopoché nel 1324 si comandò d’erigere un argine in capo del canale medesimo perché le acque del Brenta non isgorgassero nella laguna. Nel 1561 fu tolto l’argine, e levato il carro, costruendosi in quella vece le Porte del Moranzan, che anch’esse furono di giurisdizione dei Pesaro, per la qual cosa, quando le medesime nel 1613 si dichiararono di pubblico diritto, i Pesaro ricevettero un risarcimento.

La famiglia Pesaro riedificò la chiesa di S. Giovanni Decollato, costrusse, oltre varii palazzi, un magnifico altare, e suntuosi mausolei in chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari, ed impartì il nome a più strade di Venezia. Essa, che in tempi a noi più vicini produsse quel Francesco procuratore di S. Marco, e gran fautore della neutralità armata al cadere della Repubblica, andò estinta nel minore fratello di Francesco, il quale aveva sostenuto la carica d’ambasciatore a Roma.

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