S. Maria Zobenigo

S. Maria Zobenigo (Parrocchia, Campo, Rio, Traghetto di). La chiesa di S. Maria Zobenigo trasse l’appellazione dalla famiglia Iubanico, che, insieme ad altre, credesi circa l’anno 900, ne fu la fondatrice. Questa chiesa si dice eziandio di S. Maria del Giglio, perché è dedicata al mistero dell’Annunziazione che suolsi esprimere in pittura con la Beata Vergine e l’Arcangelo, innanzi ad essa, recante un giglio in mano. Bruciò tanto nel 976, quanto nel 1105. Parecchie volte in seguito venne ristaurata, ed una fra le altre circa al 1660 per opera dei Contarini. Ma, sia che non ottenesse perfetto risarcimento, sia che si volesse darle nuova conformazione, certo è che nel 1680 si prese a rifabbricarla dai fondamenti, ond’ebbe consecrazione nel 1700. Sopra il prospetto, architettato dal Sardi, che costò ai Barbaro 30 mila ducati, si scorgono, fra gli altri fregi, le statue in marmo di 5 individui di questa famiglia, e, con istravagante pensiero, le piante topografiche di Roma, Candia, Padova, Corfù, Spalato, e Zara, scolpite sui pilastri delle colonne. Una di queste statue, cioè quella d’Antonio Barbaro, venne guasta da una folgore, che colpì il prospetto l’8 luglio 1759. La chiesa di S. Maria Zobenigo tornò ad essere ristaurata internamente nel 1833.

Pel suo campanile vedi Campanile (Calle del).

La parrocchia è antica quanto la chiesa. Nel 1810 venne ampliata con parte delle parrocchie allora soppresse di S. Moisè, di Sant’Angelo, e San Maurizio, e con intero il circondario di San Fantino.

Il muro di fortificazione, che, come abbiamo notato altrove, il doge Pietro Tribuno fece costruire intorno al 906, giungeva dall’estremità d’Olivolo fino alla chiesa di Santa Maria Zobenigo, ove gettavasi una catena all’opposta riva di San Gregorio per chiudere in tal guisa l’ingresso ai legni nemici. Questa catena, secondo la cronaca attribuita al Tiepolo, tornossi a gettare all’epoca della guerra di Chioggia.

Nell’elenco degli allibrati all’estimo del Comune in parrocchia di Santa Maria Zobenigo, l’anno 1379, trovasi Sier Michiel Sten. Egli era quel Michele Steno, patrizio, che, essendo intervenuto una sera del 1355 ad una festa di ballo, datasi in palazzo del doge Marino Faliero, ed avendo fatto non si sa quale scherzo indecente ad una damigella della dogaressa, o secondo altri, alla dogaressa medesima, venne per ordine del Falier scacciato dalla sala. Desideroso perciò di vendetta, scrisse sopra la sedia del doge:

Marin Falier da la bela mujer,
Altri la gode, e lu la mantien!

Il Faliero, che forse avrebbe voluto vedere lo Steno condannato a morte, od a perpetua prigionia, creduta lieve la pena inflittagli, congiurò di lavare nel sangue degli ottimati l’onta sofferta, ma venne scoperto e decapitato. Lo Steno invece, giunto alla vecchiezza, si vide eletto doge alla sua volta nel 1400.

Il Sanudo, colla sua solita ingenuità, racconta all’anno 1517, 24 gennaio M.V., un’improntitudine giovanile commessa a Santa Maria Zobenigo, la quale però costò assai cara all’autore di essa: Accidit, scrive egli, che uno bazarioto, vestito da vecchio, havea una cheba con uno priapo dentro; stava benissimo, e l’andava mostrando a le done; hor a sancta Maria Zubenigo, par, mostrandolo a certo balcon a una zovene, uno, che havea di quella interesse, vene fuora, et li dete d’un fuseto, et morite. Era di età di anni 16.

All’anno poi 1519, 20 febbraio M. V., ricorda: In questo zorno a Sancta Maria Zobenigo, sul campo, fo fato una festa di caze di tori, et di uno orso con altri fuogi, auctor Domino Zuane Cosaza sta lì. Vi fo assai persone. Etiam diti oratori Franzesi ussidi di Conseio andono a veder, et cazete un soler, e rupe la gamba a… Zustinian di S. Hieronimo procurator, era su deto soler. Questo Zuane Cosaza discendeva da nobilissima famiglia, del sangue imperiale dei Comneni, la quale aveva molte possessioni nel Montenegro, da essa cedute nel secolo XV alla Repubblica, riportandone in cambio nel 1430 la veneta nobiltà. Egli era capitano dei cavalleggeri, ed un’altra volta trovasi nominato nei Diari del Sanudo, ove si racconta che il principe di Bisignano cenò il 13 gennaio 1521 M. V. a casa di suo barba ser Zuane Cosaza a Santa Maria Zobenigo.

In una casa del N. U. Pietro Morosini, posta in parrocchia di S. Maria Zobenigo, era passato ad abitare nel 1582 dalla parrocchia di S. Martino l’architetto Antonio Da Ponte.

In Campo di S. Maria Zobenigo stanziò nel 1628 Ferdinando granduca di Toscana, venuto col suo fratello D. Carlo, a visitare Venezia. Così dice il Diario del Luna (Classe VII, Cod. 377 della Marciana): Per la stantia gli fu parechiato uno pallazzo de cha Grimani a Santa Maria Zubenigo, il quale è sora il Canal Grande, et fo fatto un foro per quelle case e pallazzi che sono fin a presso de la chiesa di Santa Maria Zubenigo, et questo fu fatto per acomodar tutta la corte ch’era con il Granduca ecc.

Mappa

Nella vicinanza


A B C D E F G I L M N O P Q R S T U V W Z

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *