S. Giovanni Novo

S. Giovanni Novo (Campo). La chiesa di S. Giovanni Nuovo fu così detta o, corrottamente, invece di S. Giovanni in Oleo, a cui è dedicata, o per essere stata innalzata posteriormente a qualche altra delle chiese esistenti in Venezia sotto il nome di S. Giovanni. Sorse per opera della famiglia Trevisan nel 968, ma si rinnovò nel principio del secolo XV, e consecrossi nel 1463. Secondo lo Stringa, ebbe un altro ristauro nel 1520. Finalmente alla metà del secolo trascorso fu rifabbricata sul disegno di Matteo Lucchesi, che pretese in questa sua opera di correggere i difetti del tempio Palladiano del Redentore, onde chiamavala il Redentore redento. Era parrocchiale ma nel 1808 divenne succursale di S. Marco, e quindi nel 1810 di S. Zaccaria.

Nella parrocchia di S. Giovanni Nuovo, in una casa delle monache di S. Servilio, abitò e morì Nicolò Massa, celebre medico e filosofo veneziano. Giunto all’ottantesimo anno di età, egli divenne cieco, per consolarlo della quale sventura Luigi Luisini da Udine compose un dotto dialogo. L’ultimo testamento di Nicolò Massa è quello del 28 luglio 1569, in atti Marcantonio de Cavaneis, ove sono notabili le seguenti parole dirette agli eredi… e se aricordino delle mie vertigini al tempo che crederanno sia morto, lassandomi doi giorni sopra terra, acciò non si facesse qualche error, e non mi mettano in gesia avanti sia passato detto termine di due giorni. Malamente il Cicogna, riportando un passo consimile di altro testamento anteriore del Massa, in data del settembre 1566, legge murtigini, anziché vertigini, cercando di dar alla parola greca derivazione. Il Massa morì poco tempo appresso, il che viene attestato dal necrologio della chiesa di S. Giovanni Nuovo colla seguente nota: Adì 27 agosto 1569. Lo ecelente ms. Nicolò Masa medicho, de anj 84 in circa, è sta amallato mesi 4 da fievre. Come aveva ordinato, venne sepolto in chiesa di S. Domenico di Castello, ove gli fu eretto un busto, trasportato oggidì nella sala terrena dell’Ateneo.

Pell’architetto Baldassare Longhena, che abitava in questa parrocchia, e precisamente sui confini di quella di S. Severo, vedi Rotta (Calle e Corte, Corte) a S. Severo.

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