S. Pròvolo

S. Pròvolo (Salizzada, Ponte, Rio, Campiello, Campo, Calle). La chiesa di S. Procolo, volgarmente S. Provolo, si crede fondata dai Partecipazi nell’anno 809, ovvero 814. Era sotto il juspatronato delle monache di S. Zaccaria, le quali, per propria maggiore tranquillità, vi avevano trasferito nell’830, o, come altri vogliono, nel 1107, la cura delle anime, delegandovi due cappellani. L’incendio del 1105, fra le altre chiese, divorossi anche questa. Ebbe qualche ristauro nel 1389, e nel 1646 si rifabbricò di pianta. Nel 1808 venne chiusa, e nel 1814 ridotta a privata abitazione, recante oggidì il N. A. 4704.

Pell’edificazione in pietra del Ponte di S. Provolo vedi Rasse (Calle delle).

Presso questo ponte, sul prospetto d’un casamento, che attualmente porta i N. A. 4620-4625, e che era di proprietà dei Michiel da S. Angelo, scorgesi un’immagine in marmo di M. V. con sottoposta iscrizione, donde s’impara che Antonio Visetti fece quel lavoro al momento della rifabbrica dello stabile, avvenuta nel 1737 dopo un grande incendio. Esso avvenne il 12 luglio 1735, ed avendo incominciato nella casa d’Antonio Biondini droghier di faccia la Calle delle Rasse, consunse in breve tutti i fabbricati vicini.

Nell’antica parrocchia di S. Provolo abitava G. Giacomo Caroldo, secretario dei X e scrittore d’una cronaca veneta. Egli sostenne varie ambascerie, e dall’imperatore Massimiliano venne creato cavaliere e conte palatino. Morì circa al 1539.

Vi abitavano pure nel 1564 i due fratelli musaicisti Francesco e Valerio Zuccato in una casa delle monache di S. Zaccaria. Esse pure in quell’anno appigionavano una casa nella medesima parrocchia a Paolo Ramusio, letterato, nipote di quell’altro Paolo Ramusio, celebre giureconsulto ariminese, che il primo trapiantò la famiglia a Venezia nel 1458, e nel 1503 persuase Pandolfo Malatesta a cedere Rimini alla Repubblica, onde fu regalato di 600 campi non lungi da Cittadella, ove tuttora havvi una situazione detta corrottamente la Ramusa.

In parrocchia di S. Provolo fece pure il proprio testamento il 4 giugno 1590, in atti Antonio de Cavaneis, Apollonio Massa, celebre medico veneziano, nipote di Nicolò, da noi altrove rammentato.

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