Saoneri

Saoneri (Calle, Calle Seconda dei) a S. Polo. Prendono il nome queste strade dai fabbricatori di sapone. Nel 1566 Marco de Mezo notificò di possedere in parrocchia di S. Polo, al ponte deli Savoni (ora distrutto), due mezzadi ed una bottega, occupata da un Francesco saoner. I Saoneri si ridussero in corpo nel 1565, e si radunavano per le loro divozioni in chiesa dei Servi, benché non avessero proprio altare. Ai floridi tempi della Repubblica si contavan 25 fabbriche, le quali davano oltre due milioni di libbre metriche di sapone all’anno, alimentando più migliaia d’individui. Il governo aveva emanato provvide leggi anche relativamente a questa industria, leggendosi negli Annali Veneti del Malipiero: Ai 9 d’ottubrio (1488) è sta preso che nessun nobile no possa far lavorar saoni a Gaeta, né a Galipoli, sotto pena de 500 ducati e bando da Venetia per 5 anni, per el danno dei dazi e de le saonerie de particulari. Gli stranieri in seguito invidiarono la nostra prosperità, coll’erigere fabbriche nei loro paesi e coll’attrarvi i nostri artefici. I primi a ciò intraprendere furono i Marsigliesi, ma la ferita maggiore venne dai Triestini, sicché nel 1773 Venezia venne ridotta in ramo di sapone a sette fabbriche soltanto.

Dai fabbricatori di sapone si nominò eziandio la Calle dei Saoneri a S. Barnaba, sottoposta un tempo alla parrocchia di S. Margarita. Un Marin Garzoni notificò nel 1514 di possedere in questa parrocchia uno stabile sora la savoneria.

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