S. Stin

S. Stin (Campo, Ponte, Rio). La chiesa parrocchiale di S. Stefano confessore, si denominò di San Stefanino, e quindi corrottamente di S. Stin, perché era picciola in confronto dell’altra grandiosa, sacra a S. Stefano protomartire. E’ probabile che sia stata fabbricata nel secolo X, ovvero XI. Rovinata nel 1105 venne rifabbricata nel 1295 da Giorgio Zancani, patrizio veneto della colonia cretense. Si chiuse nel 1810, e pochi anni dopo si demolì.

Sembra che presso la chiesa di S. Stefano confessore (vulgo S. Stin) abitasse Carlo Zeno. Nella sua vita, scritta latinamente da Jacopo Zeno, vescovo di Feltre, e volgarizzata dal Querini, si legge che il prode capitano negli ultimi anni della sua vita ciascuno dì andava nella chiesa di S. Stephano, presso alla casa sua, ai divini uffici. Egli probabilmente avrà abitato nel palazzo Zeno, che ha la facciata archiacuta sul Rio di S. Stin, e che tuttora è posseduto, ed abitato dalla stessa patrizia famiglia.

Riferisce il Sanudo, in data 22 marzo 1506, che uno studente ungherese ebreo, di nome Isacco, accusato d’avere in una calle presso S. Stin nascosto sotto le vesti un fanciullo cristiano di due anni e mezzo per ucciderlo, venne imprigionato, mentre stava per gettarsi in canale affine di fuggire dalla furia del popolo. Avvenne che la mattina seguente alcuni Ebrei a Rialto furono percossi e quasi lapidati, ma l’accusato il giorno 24 venne rimesso in libertà, nulla risultando a di lui carico.

Il Codice 482, Classe VII della Marciana, col titolo: Anni Emortuali di diversi personaggi distinti ecc. riferisce che in parrocchia di S. Stin morì l’8 novembre 1768, in età di anni 94, Luigi Gonzaga, già principe sovrano di Castiglione e Bozzolo, privato de’ suoi stati. Egli venne sepolto ai Frari con epigrafe.

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