Prigioni

Prigioni (Fondamenta delle) a Rialto. La carta topografica di Venezia, unita ai Viaggi del Coronelli, segna in questa situazione le Prigioni dei debiti, e luogo dei Magistrati differenti. Tali prigioni erano a pian terreno di quel palazzo eretto nel 1525 da Guglielmo Bergamasco, ove aveano sede i Consoli, Sopraconsoli, e Camerlenghi con altri magistrati. Si componevano di tre stanze respicienti questa fondamenta, le basse finestre delle quali, munite d’inferriate, si scorgono tuttora. Dice un codice della Marciana, ricco di varie memorie intorno gli ultimi tempi della Repubblica, che nelle medesime, oltre i debitori, scontavano la pena i rei di picciole trasgressioni, e vi si sostenevano provvisoriamente anche i delinquenti maggiori fino all’epoca in cui venivano altrove trasportati.

Sopra la facciata del palazzo dei Camerlenghi, che sorge di fianco al Ponte di Rialto, havvi scolpito sopra il capitello d’uno dei pilastri un uomo seduto, dal cui basso ventre discende un pene con unghia, e sopra un altro una donna, pure seduta, la cui natura viene arsa dalle fiamme. Secondo una volgar tradizione, queste sculture alluderebbero al fatto che, vociferandosi d’erigere il Ponte di Rialto in pietra, stato fin allora sempre in legno, tale misura incontrò sulle prime molti increduli, laonde uscì a dire un uomo: Voglio che, se ciò si farà, mi nasca un’unghia fra le coscie! ed una donna: Voglio che le fiamme m’abbrucino la natura!

Vi ha memoria che nel 1560, e precisamente nel giorno di San Giacomo, G. Battista dalla Terra di Lavoro entrò con chiavi false nel palazzo dei Camerlenghi, e vi rubò uno scrigno contenente 8 mille ducati, fra cui 4 mille di gazzette. Convinto ma non confesso di tale delitto, gli fu tagliata la mano destra in faccia al suddetto palazzo, e poscia in Rialto venne impiccato. Sopra questo avvenimento Celio Malespini compose una delle sue Novelle.

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