Orfei

Orfei (Corte dei) a S. Benedetto. E’ la corte dell’antico palazzo Pesaro, in cui si raccoglieva una società detta degli Orfei, perché quelli che la componevano si dedicavano a coltivare la musica. Questa società trasportossi nell’indicato palazzo l’anno 1786. Ciò si rileva da un articolo inserito nel Giornale di Venezia intitolato: Il Nuovo Postiglione (Numero 16, settembre 1786), da cui trascriviamo il brano seguente: Meritano sommo elogio i Sig.ri Soci dell’Accademia d’Orfeo, i quali colle più prudenti e vaste idee ognora più perfezionano il loro Istituto. Corrisponde appunto questo alla loro denominazione, poiché è quello dell’armonia in suono e canto, e nell’ordine della Società loro. Aumentatasi fino a 150 socj, e numeroso essendosi veduto il concorso di distintissime persone anche estere (queste essendo ammesse anche senza biglietto quando sieno introdotte da uno dei soci) alle Accademie e Feste di Ballo, che a loro proprie spese sogliono i medesimi socj dare, conobbero altresì la necessità di più vasto luogo per le loro Assemblee. Quindi con la commendabile Presidenza del zelantissimo Sig.r Gio. Andrighetti Cassiere, fu trasferita la loro Accademia dalla Contrada di S. Angelo a quella di S. Benedetto in un appartamento di vasto palazzo da loro fornito ed abbellito con singolar eleganza, ma senza un affettato sfarzo. Nella sera del 28 al 29 del mese corr. vi si darà adunque il primo armonioso spettacolo con una cantata intitolata: Deucalione e Pirra, a tre voci di scelti Professori, con Sinfonie, Concerti, e vaga illuminazione. La poesia è dell’eccellente sig.r Antonio Sografi Avvocato Veneto, e la musica del cel. sig. Ferdinando Bertoni, Maestro della Ducale di S. Marco ecc. ecc. La Società degli Orfei continuò ad esistere anche nel secolo successivo, e nel 1826 aveva sede nel palazzo Cappello in Canonica.

Il palazzo Pesaro a S. Benedetto, in cui fiorì pure la celebre tipografia Albrizziana, prestavasi anticamente a spettacoli. Ne fa fede Marin Sanudo raccontando che la sera del 19 febbraio 1514 M. V. rappresentossi colà, per opera della compagnia degli Immortali, la Commedia di Plauto intitolata Miles Gloriosus con intermezzi buffoneschi. Bellissimo fu l’apparato, principalmente quello del cielo sopra la corte, e fra gl’intervenuti contossi l’oratore di Francia col Capo delle Fanterie, coi figli del doge, e con molti gentiluomini e dame, riccamente vestite, fra le quali la moglie di Zuane Emo indossava una vesta di stoffa d’oro. Lo spettacolo si compì a sette ore di notte, e poscia si cenò, e ballossi fino a giorno. Il Sanudo medesimo racconta che in questo palazzo il 9 gennaio 1520 M. V. la compagnia della Calza, detta degli Ortolani, fece pure una festa colla recita d’una commedia del Ruzzante in onore del principe di Bisignano, ed a spese del conte Antonio Martinengo, e altra ne fu fatta il 30 giugno 1522 in onore di Pietro Pesaro, eletto procuratore di S. Marco.

In questo palazzo abitò Giovanni Stafileo vescovo di Sebenico, ed ambasciatore del pontefice, venuto a Venezia il 24 decembre 1512. La Signoria aveva apprestato per esso il palazzo del marchese di Ferrara, ove abitava l’altro ambasciatore papale vescovo d’Isernia, ma lo Stafileo prescelse il palazzo Pesaro a S. Benedetto perché ivi abitava, come dice il Sanudo, Beltrame Spagnol, suo amicissimo.

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