Margaritera

Margaritera (Corte) a San Martino. Nella Descrizione della parrocchia di S. Martino pel 1740 trovasi qui posto un terreno da margariter del N. U. Francesco Barbarigo, tenuto da Michiel dalla Venezia.

L’arte dei Margariteri o lavoratori di quelle piccole pallottoline di vetro smaltato d’ogni tinta che si chiamano margarite, incominciò a svilupparsi in Venezia nel secolo XIII. Narrasi che un Cristoforo Briani, avendo appreso dal celebre viaggiatore Marco Polo quanto gli abitanti delle coste della Guinea andassero pazzi pell’agate, per le granate, ed altre specie di pietre preziose, si dedicasse ad imitarle col vetro. Domenico Miotti condusse in seguito a maggior perfezione l’opera del Briani, e spedito a Bassora un carico della novella mercanzia, ritornò in patria provveduto d’oro non poco. Fu allora che istituì in Venezia un’arte del tutto distinta dalla generale vetraria, chiamandola delle Margarite, poiché sotto questo nome erano generalmente conosciute le granate, e le altre pietre preziose. I Margariteri dovevano, per legge, ritrarre le paste necessarie ai lavori dalle fornaci di Murano. Anticamente erano uniti ai Perleri (perlai), ma dopo il 1500 si divisero. Avevano scuola di divozione a San Francesco della Vigna, sotto il patrocinio di Sant’Antonio Abate, e, come dice la Statistica del 1773, si partivano in due colonnelli, da ferrazza, e da spiedo, contando 100 capi maestri, 70 loro figliuoli, 26 padroni di fornaci, 11 mezzadi per negozio, e 26 fornaci.

Note di Lino Moretti

  1. Denominazione scomparsa col passaggio in proprietà privata della corte ai N.A. 3855-3860. Prima del 1740 si chiamava del Margariter anche la Calle del Mandolin.

    I margariteri producevano le perle di vetro dette conterie (vedi sotto questa voce). Si noti la differenza che correva tra l’arte dei margariteri, che riducevano la canna cava in perle col metodo della ferrazza, e quella dei perleri, che lavoravano le perle a lume, cioè alla fiamma.

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