Grandiben

Grandiben (Calle) a S. Martino. Era posseduto dalla cittadinesca famiglia Grandiben, e forse venne da essa fondato quel palazzo archiacuto il quale guarda col prospetto il Rio di San Martino, essendo da una parte fiancheggiato dalla Calle Grandiben, e dall’altra dalla Calle Erizzo, ove sopra una porta scorgesi tuttora scolpito lo stemma degli antichi proprietarii. I Grandiben, o Grandinben, produssero, secondo le cronache cittadinesche, diversi mercanti, dottori, secretarii, et altri degni uomini. Un Nicolò Grandiben, figlio di Marchiò paron de nave, venne, come ducal secretario, adoperato in molti servigi, e spedito nel 1478 ad intimare a Lorenzo Zane, patriarca d’Antiochia e vescovo di Brescia, di comparire innanzi la Signoria per iscolparsi d’aver comunicato al papa le cose che trattavansi in senato. Sebbene il vescovo prendesse altra direzione, Nicolò adempì con tutta premura il geloso incarico. Egli fece testamento l’8 agosto 1490, in atti di Francesco Malpiede, disponendo che la sua casa grande di S. Martino con le case finitime, nonché altre sue possidenze, fossero del figlio Girolamo (anch’egli poscia ducal secretario) ita tamen quod pozale et vera unita, quae erunt in domo mea magna, vadant in ecclesiam S. Martini Venetiarum cum suis columnis et tabula marmorea, ad aeternam memoriam domus meae, pro faciendo unum baptisterium. Beneficò pure la chiesa ed i poveri della parrocchia di S. Martino, prescrisse che in chiesa di San Daniele fosse eretta una cappella ove dovesse aver sepoltura, e lasciò un annuo legato a quelle monache. Il palazzo e l’altre case dei Grandiben a S. Martino passarono coll’andar del tempo nella famiglia Negri, in virtù del testamento di Diana Grandiben 3 ottobre 1630 in atti di Giovanni Vignon. Questa donna, ultima della famiglia, lasciava i suoi beni alla madre Lucrezia Zaniboni, dopo la morte della quale, meno i beni di Vedellago, che dovevano toccare al di lei zio M.r Vicario Zaniboni, tutti gli altri erano trasferibili, secondo l’espressione della testatrice, in Agnesina moglie di Marcantonio Negri mia germana, insieme a Marcantonio suo consorte. Perciò Marcantonio Negri q. Francesco notificava nel 1661 di possedere, unitamente alla consorte Agnesina, come eredi della Sig. Diana Grandiben, una casa, ove abitava, gli altri stabili in parrocchia di S. Martino nella calle detta di Cà Grandiben.

Nel palazzo Grandiben nacque, come appare da lapide affissa sul prospetto presso il Ponte Erizzo, Francesco Negri, famoso letterato e grecista.

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