Mégio

Mégio (Fondamenta, Ramo Fondamenta, Rio, Ponte, Sottoportico, Calle del) a S. Giacomo dall’Orio. Nella Pianta Topografica di Venezia, pubblicata dal Coronelli, si nota che presso queste località vi erano li magazzini pubblici detti del Megio, o Miglio. Tali granai, tuttora sussistenti, acquistarono il nome, perché forse vi si trovava anticamente una gran quantità di quella biada minuta, mégio o miglio, appellata, di cui veggiamo aversi talora fatto farina per confezionare il pane ad uso della popolazione. Infatti, per attestato delle cronache, molta gente sarebbe perita nella carestia del 1346 nisi fuisset milium quod erat tunc Venetiis, et fuerat bene per XX, XXI et XXII annos. Anche la cronaca Molin (Codici Cicogna 2620, 2621) nota che nella carestia del 1559 saria morta gran quantità di gente se la provvidenza del Senato non avesse aperto li magazzeni de li migli salvati a questo rispetto. E quando nel 1570 morì il doge Pietro Loredan, vi furono, secondo le Aggiunte alla cronaca del Caroldo (Classe VII, Cod. 142 della Marciana), grida popolari per la carestia, dicendo al dose Megioto, che fe’ vendere ai pistori il pane di miglio anche con sarsezza.

Sulla Fondamenta del Megio s’innalza una casa di stile del secolo XV, la quale fu del celebre storico Marino Sanudo. Vedi Rawdon Brown (Ragguagli sulla vita e sulle opere di Marino Sanuto). Sulla facciata di essa fu posta, non sono molti anni, commemorativa iscrizione.

Sul Rio del Megio s’ammira il palazzo Priuli-Stazio, di gusto sansovinesco. Apparteneva anticamente ai Surian, antica famiglia patrizia, estinta nel 1630. Giovanni q. Antonio di tale famiglia vendevalo nel 1584 ai Prezzato, che, dopo averlo fatto rifabbricare, come si vede oggidì, lo rivendevano nel 1636 alla commissaria di Lorenzo Stazio, dalla qual famiglia nel 1659 veniva in proprietà dei Priuli. Successi altri passaggi, era finalmente comperato nel 1859 dal Comune di Venezia, che per alcuni anni lo fece servire a quartiere delle Guardie Municipali.

Sopra questo rivo eravi, del pari, il palazzo Renier, distrutto nel 1811, ove nacque nel 1710 Paolo Renier penultimo doge.

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