Frescada

Frescada (Ponte, Rio, Calle, Fondamenta della) a S. Tomà. A torto il Dezan, ed il continuatore del Berlan credono frescada corruzione di frascata, e vogliono originato il nome dalle frasche, o frondi, che verdeggiavano un tempo nella prossima vigna di S. Tomà. Il nome deriva invece (come notano il Cod. 722, Classe VII della Marciana, ed il Pivoto) dalla patrizia famiglia Dalla Frescada, venuta dall’Istria, oppure dalle Contrade, che andò estinta, secondo la maggior parte dei cronisti, in un Nicolò il quale nel 1342 fu uno fra gli elettori del doge Andrea Dandolo, e viveva anche nel 1379. Ricorda il Barbaro (Alberi Genealogici della raccolta Cicogna) che questa famiglia possedeva un palazzo, ove abitava, in parrocchia di S. Pantaleone, il quale, dopo la di lei estinzione, passò in un ramo dei Corner, anch’esso perciò soprannominato Dalla Frescada. Il palazzo suddetto è quello di stile archiacuto, che sorge in fondo alla Fondamenta della Frescada, e che dalla Calle della Frescada viene costeggiato, località non lontane dalla chiesa di S. Tomà, ma sottoposte un tempo, come adesso, alla parrocchia di S. Pantaleone. Esso venne in seguito posseduto dai Loredan, e quindi dai Foscarini-Garzoni. Sembra poi che la famiglia Dalla Frescada avesse altre case nelle vicinanze, poiché il Curti nella sua Cronaca Breve di Famiglie Nobili (Cl. VII, Codici 202, 203 della Marciana), racconta che Marco Dalla Frescada, morendo senza figliuoli, con suo testamento ordinò che, vendute le sue case che erano nei contorni della chiesa di S. Tommaso Ap., con tutte le altre sue possessioni, et averi dai Proc. di S. Marco de Ultra, suoi commissarii, il ricavato impiegato fosse nell’edificazione d’un ospitale per li poveri, al che fu adempiuto con la erezione di quello sta nei contorni della chiesa di S. Vito, in un rivo nominato delle Pietre Bianche. Ciò concorda con un’altra cronaca più antica, citata dal Gallicciolli. Avvertasi però che la vera data del testamento di Marco Dalla Frescada è l’anno 1320, come si può leggere sulla porta dell’ospitale, od ospizio, tuttora sussistente a S. Vito, presso il rivo delle Piere Bianche, ora delle Torreselle. E ciò serva a rettifica delle cronache accennate, che pongono il fatto come avvenuto alquanto tempo prima.

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