S. Angelo

S. Angelo (Campo, Rio di). La Chiesa di S. Angelo parrocchiale era stata eretta fino dal 920 dalla famiglia Morosini e Lupanizzi sotto il titolo di S. Mauro. Dopo il ristauro del 1069 assunse il titolo di S. Michele Arcangelo, e volgarmente S. Angelo, titolo che conservò ancora dopo le rifabbriche del 1431 e del 1631, e sino alla sua secolarizzazione avvenuta nel 1810 (1). Nel 1837 fu demolita, ed una lapide nel selciato insegna il sito dove essa sorgeva.

Nel tremuoto del 1347 il campanile di S. Angelo precipitò con altri della città, dopoché da sé sole ebbero suonato le campane. Essendo alquanto storto, venne nel 1455 raddrizzato da Bartolomeo Fioravanti, detto Aristotele, celebre ingegnere ed architetto bolognese, ma il dì successivo cadde, atterrando parte della chiesa ed alcune stanze del prossimo convento di S. Stefano, ove restarono uccisi due religiosi. Rialzato nel 1456 per opera di Marco de Furi, venne colto il 3 luglio 1487 da una saetta, laonde ebbe d’uopo di un novello ristauro.

Leggiamo che nel 1476 venne bandito in contumacia Giacomo tintore per aver condotto Bernardino degli Orsi sotto l’antico portico della chiesa di S. Angelo, ed averlo colà fatto scopo della sua brutale libidine.

In questa parrocchia cessò di vivere, dicesi per morbo gallico, il 18 aprile 1506, Marcantonio Sabellico, lettore pubblico ed autore di varie opere stimatissime, la cui orazione funebre fu recitata in chiesa di S. Stefano dal prete G. Battista Egnazio. Vi morì pure nel 1520 Raffaello Reggio, altro pubblico lettore, lasciando i proprii libri ai frati di S. Giorgio.

In uno dei due pozzi esistenti in Campo di S. Angelo ritrovossi il 7 giugno 1716 il cadavere di Regina Maggiotto, vedova di Girolamo Carrara, trucidata, e colà poscia gettata da Angelo Fiacchi fiorentino, affine di derubarla. L’assassino fu bandito in contumacia il 5 ottobre 1719.

Avendo il 19 maggio 1726 l’ab. nobile Scipione Varano redarguito in chiesa di S. Stefano i NN. UU. Marcantonio ed Alvise fratelli Badoer di ser Marino perché indecentemente scherzavano con una donna di mal affare, fu il giorno seguente assalito dai suddetti patrizi in Campo S. Angelo, e ferito alla testa con armi e colpi di pietra. Essi perciò furono posti in carcere e soltanto nel 1729 riebbero la libertà.

Fra i palazzi che adornano il Campo di S. Angelo merita speciale menzione l’archiacuto al N. A. 3584 poiché, mentre nel 1801 serviva ad albergo coll’insegna delle Tre Stelle, vi venne a morte il celebre maestro di musica Domenico Cimarosa. Malamente il Zanotto asserì che questo palazzo era anticamente degli Zeno, e che vi compì la sua mortale carriera il famoso Carlo. E’ noto al contrario che apparteneva ai Duodo, e probabilmente dai Duodo venne fabbricato, avendo posto negli Alberi Genealogici di Marco Barbaro (Classe VII, Codd. 915-918 della Marciana) un Giacomello Duodo, figlio di Nicolò, vissuto nel secolo XIV, coll’annotazione: fabbricò il palazzo a S. Angelo. Il palazzo medesimo passò ai nostri tempi nei Balbi-Valier in virtù del matrimonio, successo nel 1808, fra Marco Bertucci Balbi-Valier, ed Elisabetta Maria Duodo q. Marcantonio. Fu quindi dei Missana, e da lungo tempo si presta ad usi diversi, fra cui a birreria nel piano inferiore.

In Campo di S. Angelo fu posto in questi ultimi anni il monumento di Pietro Paleocapa, ingegnere idraulico, ed uno fra i ministri della nostra Repubblica nel 1848-1849. L’opera è dello scultore Ferrari (2).

Pell’oratorio sacro alla B. V. Annunziata, tuttora esistente in Campo S. Angelo, vedi Zotti (Calle, Ramo dei).

Note di Lino Moretti

  1. Si avverta tuttavia che Tinus clericus et notarius, che nel 1069 si era sottoscritto S. Michaelis Archangeli ecclesiae plebanus, nel 1084 si dichiara plebanus S. Mauri. Non è chiaro quale dei due titoli sia anteriore. Secondo la cronaca trecentesca della Scuola dell’Annunziata, il titolo di S. Mauro esisteva nel 1007. Alla fine del sec. XI la denominazione S. Mauro scompare.’
  2. II monumento si trova ora nel giardino pubblico Papadopoli.

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