S. Marina

S. Marina (Campo, Rio). La chiesa di S. Marina fu eretta nel 1030 dalla famiglia Balbi. Dapprima fu dedicata a S. Liberale, e, secondo il Sansovino, anche a S. Alessio. Quando poi nel secolo XIII seguì la traslazione in Venezia del corpo di S. Marina, s’intitolò a questa Santa. Fu ristaurata più volte nei tempi antichi, e due volte nel secolo trascorso, vale a dire nel 1705, e nel 1754. Nel 1808 da parrocchiale divenne succursale di Santa Maria Formosa, nel 1818 fu chiusa, e poco dopo ridotta a spaccio di vino. A questo proposito narra piacevolmente il Cicogna, ne’ suoi Diarii manoscritti, che ove prima si celebravano i divini uffici, s’udivano gli inservienti dello spaccio ordinare ad alta voce: Un bocal a la Madona! Un bocal al Santissimo! secondo che i bevitori erano seduti presso la profanata cappella della Madonna, oppure presso quella del SS. Sic volvenda aetas, direbbe Lucrezio, commutat tempora rerum! Venuto il 1820, questa chiesa si distrusse, ed in sostituzione si fabbricarono alcune case, sopra una delle quali si pose un altarino coll’immagine della Santa.

In parrocchia di S. Marina abitava il celebre pittore Gian Bellino. Ciò è provato dalle Mariegole della Scuola Grande di San Marco, ove, all’anno 1484, leggiamo: Zuane Bellin fo de ser Jacomo depentor, S. Marina. E’ provato ancora dalle Raspe dell’Avogaria, le quali registrano che venne assolto un Giovanni drappiere incolpato d’aver insultato e ferito un Federico di Nicolò, sensale, che, colla moglie Andriana, ritornava una sera del 1485 e domo Ioanis Bellini pictoris in contracta S. Marinae. Gian Bellino venne a morte il 29 novembre 1516, come sotto tal data ricorda il Sanudo colle parole: Se intese questa matina esser morto Zuan Belin, optimo pytor, havea anni… la cui fama è nota per il mondo, et cussì vecchio, come l’era, depenzeva per excellentia: fu sepulto a S. Zane Polo in la soa archa, dove etiam è sepulto Zentil Belin, suo fradelo, etiam optimo pytor. Questi, che abitava a S. Geminiano, aveva pagato il tributo alla natura fino dal 1506. L’arca poi dei Bellini ai SS. Giovanni e Paolo, ove con Gentile e Giovanni, vennero pure sepolti gli altri due loro fratelli Gabriele e Giorgio, apparteneva antecedentemente alla famiglia Abati fiorentina.

In parrocchia di S. Marina chiuse i suoi giorni, il 9 maggio 1552, Marcantonio Michiel, autore dei Diarii, da noi alcune volte citati. Nota lo Stringa ch’egli fu il primo, dall’erezione della Scuola Grande di S. Teodoro, ad essere accompagnato alla sepoltura dai confratelli di questa scuola.

Avendo Taddeo Volpe il 17 luglio 1509, giorno dedicato a S. Marina, riacquistato, col provveditore Andrea Gritti, Padova dalle forze della famosa lega di Cambrai, decretò il Senato che un monumento sorgesse in chiesa di S. Marina al valoroso condottiere, e che ogni anno dovesse il doge colla Signoria visitare nei peatoni dorati la chiesa medesima. Siccome poi era sepolto anticamente in questo sacro recinto il doge Michele Steno, al cui sepolcro vennero appese le chiavi di Padova, perché sotto di lui per la prima volta essa passò in mano dei Veneziani, ciò accrebbe maggiormente la pia credenza che dall’intercessione della Santa dipendesse il nuovo prospero successo.

Splendore del clero addetto alla chiesa di S. Marina fu quel G. B. Cippelli, detto Egnazio, uomo eruditissimo, il quale nel 1520 venne eletto pubblico lettore di belle lettere nella nostra città, e finì la sua mortale carriera nel 1553.

Nel Supplemento 25 giugno 1622 del Giornale delle Cose del mondo avvenute negli anni 1621-1623 leggesi il seguente aneddoto successo in parrocchia di S. Marina: Mercordì mattina, sendosi levato tempo strano, cadè una saetta in casa del Cl.mo S. Polo Zane fu de S. Pietro in contrà de Santa Marina, che colse nel letto il detto Cl.mo, restando però poco offeso, con haverli abbruciato li lenzuoli et coperte, come anco parte delli fornimenti de la camera, senza altro male.

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