Malvasia

Malvasia (Calle della) a S. Lio. Questa, ed altre strade di Venezia, ripetono il nome dalle malvasie, che erano botteghe ove vendevansi vini navigati, e specialmente quello proveniente da Malvasia, città della Morea. Troviamo nelle spese pubbliche, registrate presso il Magistrato delle Rason Vechie, che di tal vino con semplici biscottini componevansi le colazioni degli stessi elettori dei dogi. E di tal vino usavasi anche pel sacrificio della Messa, e per le comunioni, che un tempo amministravansi sotto ambedue le specie. La malvasia si divideva in dolce, tonda, e garba. I venditori di essa formavano un’arte separata da quella dei venditori d’altri vini, e raccoglievansi in chiesa S. Nicolò dei Frari sotto la Natività di San Giovanni Battista. Essi non potevano vendere vini nostrani, non far da mangiare, non dare carte da giuoco, né innalzare insegna, forse perché, non contenti della semplicità, ingombravano le vie, unendovi rami d’alloro, festoni, ed altri ornamenti. Ai medesimi era eziandio proibito d’aprir botteghe nelle strade più frequentate (Capitolare dei VII Savii, Terminazione 12 giugno 1514), la qual legge però andò col tempo in assoluta dimenticanza.

Nel 1885 la Calle della Malvasia a S. Lio, mediante nuovo passaggio, si pose in comunicazione colla Corte Licini alla Fava, e, mediante nuovo ponte, colla Piscina di S. Giuliano.

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