Vallaresso

Vallaresso (Calle) a S. Moisè. Da alcuni documenti, citati nell’opera del Coleti: Monumenta Ecclesiae Venetae S. Moysis, si viene a conoscenza che la famiglia Vallaresso aveva possessioni a S. Moisè fino dal secolo XII. Un documento poi colla data del 1233 descrive così bene i confini delle possessioni di questa famiglia che il Temanza nell’Illustrazioni all’antica pianta topografica di Venezia, da lui pubblicata, vi riconosce chiaramente il sito della calle che tuttora appellasi Vallaressa.

I più fanno discendere i Vallaresso da una delle famiglie romane, mandate in colonia dall’imperatore Diocleziano a Salona, sua patria. Venuti a Venezia nei primi tempi, cooperarono alla riedificazione delle chiese di S. Martino e di S. Bartolammeo. Questa famiglia va lodata principalmente per un Fantino, uomo eruditissimo, nel 1417 vescovo di Parenzo, e nel 1426 arcivescovo di Candia; per un Maffeo, nipote di Fantino, nel 1450 arcivescovo di Zara; per un Giacomo, fratello di Maffeo, nel 1482 vescovo di Capo d’Istria; per un Luigi chiamato dal Capellari senatore di costante giustizia e d’eterna memoria, celebre per le sue gesta militari, per le sue legazioni, e pe’ suoi meriti a favore della città di Padova, quand’egli nel 1631 la resse come capitano; finalmente per un Paolo Antonio, vescovo di Concordia nel 1713.

In fondo alla Calle Vallaressa a S. Moisè trovasi una piccola fondamenta, che dà accesso ad un edificio lombardesco eretto, come da iscrizioni, nel 1492, e ristaurato nel 1717. Esso anticamente era sede del magistrato del Fontego della Farina, il quale però, dopo la metà del secolo trascorso, cesse le sale superiori dello stabile all’Accademia di Pittura, Scultura, ed Architettura. Il primo decreto col quale essa volevasi istituita data dal 14 decembre 1724.

Un altro del 24 settembre 1750 raffermava il nobilissimo progetto.

Finalmente un terzo del 1776, 27 decembre, prescriveva che essa accademia si erigesse senza indugio a similitudine delle principali d’Italia e d’Europa. Nel 1810 l’edificio di cui parliamo divenne sede dell’Uffizio di Sanità Marittima. Facendosene un ristauro nel 1831, come nota il Cicogna nelle sue schede manoscritte, si rinvennero nel cortile molte fosse, o sepolcri, di terra cotta, e di figura ellittica, con entro avanzi d’umani cadaveri, il che farebbe credere che quell’area fosse anticamente il cimitero della prossima chiesa di S. Maria dell’Ascensione.

Anche a S. Luca vi è una Calle Sporca o Vallaressa. Vedi Sporca o Vallaressa (Calle).

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