Paglia

Paglia (Ponte della) sopra la Riva degli Schiavoni. Acquistò il nome non dalla paglia, che si avrebbe adoperato per le mussete, antica cavalcatura dei nobili, le quali, durante le sedute del M. C., qui stessero a riposare, ma dalle barche cariche di paglia che qui facevano il loro stazio. Esiste una legge del 1285 in cui si legge: Palea non vendatur ad Pontem Paleae, ed un’altra del 1308 con cui si rifiuta ai venditori di paglia di ritornare a vendere la loro merce in questo sito. Inoltre il Sabellico, parlando di questo Ponte, dice: qui a venali palea, quae nunc ad Georgii phanum venditur, nomen habet. Finalmente la cronaca del Savina, parlando del dogado di Giovanni Delfino, eletto nel 1356, dice: In questo tempo fu fatto el ponte de piera a S. Marco che prima giera de legno, e se chiama el ponte della pagia perché in quel luogo se ridussero le barche de pagia. Ciò avvenne precisamente, secondo il libro Novella, nel 1360, ed un altro cronista, citato dal Gallicciolli, ci avvisa che esso ponte venne eretto fino dalla sua origine a colonnette, come scorgesi tuttora. D’un ristauro del Ponte della Paglia, e Riva seguente, fanno cenno gli annali del Malipiero colle parole: A 20 de Marzo (1462) fo principià l’opera del ponte de la Paglia, e se continuete fino ai forni, e se restò perché se comenzò la guerra contro i Turchi.

Anticamente presso il Ponte della Paglia esistevano alcune osterie, l’una all’insegna della Serpe, l’altra all’insegna della Corona, e la terza all’insegna della Stella. Un Sanuto hospes ad Serpem venne l’ultimo aprile del 1372 carcerato, multato, e privato dell’esercizio perché, coll’intendimento di appropriarsele, aveva nascosto le robe d’un certo Antonio, morto alla sua osteria. Qui nel 1483 venne ospitata un’ambasceria del Turco. Notisi che, avendosi prescritto l’allontanamento da tali osterie delle meretrici che vi stanziavano, i Foscari ed altri nobili proprietarii se ne lagnarono altamente per lo sviamento degli avventori, laonde l’antico costume venne rimesso.

Presso il Ponte della Paglia solevansi esporre i cadaveri degli annegati, perché ne potesse succedere il riconoscimento. Esso venne ampliato nel 1854 a spese civiche.

Secondo la leggenda, stava rifugiato sotto il medesimo, nella propria barca, un vecchio e povero pescatore, mentre il 15 febbraio 1340 imperversava una terribile bufera. Quand’ecco scorse un uomo che gli impose di tragittarlo alla vicina isola di San Giorgio Maggiore, ove associossi ad un altro, volendo essere condotto a San Nicolò del Lido. Accolto qui un terzo, tutti e tre costrinsero l’atterrito pescatore ad uscire fuori del porto, ed allorquando furono in alto mare, apparve in mezzo all’onde un naviglio ripieno di spiriti infernali. A quella vista gli audaci passeggeri si discoprirono per S. Marco, S. Giorgio, e S. Nicolò, ed intimarono ai demoni di desistere dallo scatenare sì fiera burrasca che minacciava di sommergere tutta Venezia. Beffandosi eglino di tale comando, vennero colpiti da una folgore, ed in un attimo col vascello si dileguarono. Abbonacciatosi il mare, i santi fecero ritorno col barcajuolo, a cui S. Marco nel congedarsi diede un anello perché la mattina seguente lo consegnasse al doge in pieno Consiglio. S’immagini lo stupore universale alla scoperta che l’anello era quello solito a tenersi rinchiuso nel Tesoro di S. Marco, il quale una mano invisibile aveva levato dal suo posto.

Questa favoletta, raccontata da tutti i cronisti, inspirò il genio di Paris Bordone, che divisolla in un celebre quadro per la Scuola di San Marco, oggidì conservato nella nostra Accademia di Belle Arti.

Anche ai SS. Ermagora e Fortunato esistono una Calle ed un Ramo, i quali traggono il nome dalla paglia, che colà si avrà depositato, o venduto.

Mappa

Nella vicinanza


A B C D E F G I L M N O P Q R S T U V W Z

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *