Priuli

Priuli (Calle larga, Ponte) a S. Felice. A’ piedi di questo ponte sorgeva il palazzo Priuli Scarpon, che bruciò nel 1739. Circa l’incendio che lo distrusse leggesi nelle Memorie ms. del Benigna: A 8 marzo 1739, quarta Dom.ca di Quaresima, fu il fuoco nel palazzo di ca’ Priuli Scarpon a S. Felice, havendo principiato nella cucina di sopra, et ha circondato tutto il grande palazzo con averlo consunto et incenerito. E più sotto: 11 settembre 1741. E’ caduto e morto un huomo nel disfare il palazzo rovinoso di ca’ Priuli Scarpon a S. Felice. Oggidì se ne scorgono soltanto i residui nelle basi marmoree, e nelle porte, che mettono ai magazzini ed al casamento sopra le sue rovine fabbricato. Questo palazzo, lodato dal Martinioni, aveva due facciate sopra il Rio di S. Felice, al pari d’altre prossime case, pervenute ai Priuli pel matrimonio, avvenuto fino dal 1360, fra Giacomo Priuli e Maria Foscari, e quindi rifabbricate nel secolo XVI, sopra una delle quali, ancora pochi anni sono, scorgevasi lo stemma della famiglia proprietaria.

Vuolsi che un individuo della famiglia Priuli, di nobil sangue ungherese, venuto a Venezia per importanti negoziazioni colla Repubblica, s’invaghisse del nostro cielo, e vi fissasse soggiorno co’ suoi. Dicono le cronache che i Priuli vennero ammessi al M. C. verso il 1100, ma che, essendo rimasti esclusi nel 1297, vi furono riassunti nel 1310 per meriti acquistati nella congiura di Bajamonte Tiepolo. Essi impartirono il nome a varie strade della città, e diedero tre dogi, quattro cardinali, molti prelati, e lunga schiera di illustri, fra i quali giova ricordare Daniele che pacificò i Triestini coi Giustinopolitani, assalse Rodi, e di non poco danaro sussidiò lo stato nella guerra di Negroponte del 1469; Francesco che, in difesa di Cipro, sbandò una grossa armata ottomana nel 1487, ed al tempo della cessione ricevette quel regno dalle mani di Caterina Cornaro; per ultimo Antonio che, governatore di galeazza nel 1656, sotto il generale Lorenzo Marcello, trovossi al famoso conflitto navale contro i Turchi, assistette alla disfatta delle galere barbaresche a Scio, poi alla gran battaglia in cui spirò il generale Mocenigo, e, Provveditore generale, contribuì alla difesa di Candia.

Una linea dei Priuli era investita della contea di Sanguinetto nel Veronese, ereditata dai Venier.

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