Lezze

Lezze (Calle) alla Misericordia. Alcuni scrittori fanno venuta la patrizia famiglia Lezze da Lecce in Puglia nel 973, ed altri da Ravenna nel 1005, dicendo ch’era d’un sangue medesimo coi Traversari, e che le derivò il nuovo cognome da una legge di generale utilità, proposta al governo. Essa nel 1488 cooperò alla fondazione della chiesa dei SS. Rocco e Margarita. Si ha memoria d’un Silvestro Lezze, o da Lezze, che, con sentenza 13 aprile 1489, fu condannato a sei mesi di carcere, ed a due anni di bando perché, insieme agli altri nobili Leonardo Bembo, Alvise Soranzo, Filippo Paruta, Alvise Loredan, e Giusto Gauro, aveasi dilettato d’andar portando via i fazzoletti da naso alle ragazze, accorse all’indulgenza di S. Giovanni Grisostomo. Questa, che non doveva essere che una burla, o giovanile scappata, così severamente punita in vista soltanto al luogo ed al tempo in cui venne commessa, non vale ad oscurare i meriti della famiglia Lezze, meriti che specialmente spiccarono in un Antonio difensore di Scutari nel 1476, ed in un Giovanni creato dall’imperatore Carlo V, nel 1532, conte di S. Croce sulla Piave, molte volte ambasciatore, e finalmente provveditore in Dalmazia ed Albania.

I Da Lezze fabbricarono un ricco mausoleo in chiesa dei Crociferi, poscia dei Gesuiti, nonché, nel 1654, sopra disegno del Longhena, quel magnifico palazzo alla Misericordia, donde ebbe il nome la Calle che nell’articolo presente ci abbiamo accinto ad illustrare. Così scrive il Martinioni nelle aggiunte alla Venetia del Sansovino: Alla Misericordia apparisce il palazzo dei Lezze, grande per circuito, copioso di nobili stanze, con la faccia ornatissima di marmi, e di vaghissimi intagli, et specialmente di gratiose e leggiadre teste, in particolare di donne, poste nelle serraglie dei volti, così delle finestre, come dei pergoli. D’intorno al Cortile, sopra modioni di marmo posti nei muri, sono collocate diverse mezze statue, cioè busti e teste, diligentemente scolpite da Francesco Cavrioli. Questo palazzo, che venne crudelmente messo a ruba ed a sacco nella vergognosa caduta della Repubblica, passò nel 1829 in proprietà della famiglia Antonelli, la quale vi tiene tuttora il suo tipografico stabilimento.

I Lezze imposero il nome ad altre strade di Venezia.

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