Morte

Morte (Calle della) alla Bragola. Dicesi che questa Calle abbia tal nome perché anticamente giustiziavansi in essa i rei. Aggiungesi che ciò avveniva per ordine dei Partecipazii, o Badoer, quando, come tribuni delle Gemini, stanziavano nel prossimo palazzo respiciente col prospetto il Campo di S. Giovanni in Bragora. La prima delle due asserzioni ha qualche fondamento nelle parole del Sabellico (De Situ Urbis), il quale, dopo avere parlato della chiesa di S. Giovanni in Bragora, così continua: Ab aede loco haud multum diverso ostendebantur mihi angiportus. Proximi inquilini narrabant existimare se verissimum esse illud quod maiorum relatu vulgo percrebuisset, eo olim loco reos capitali supplicio affici solitos, atque in argumentum fabulae adducebant infelix ibi vadum esse, affirmantes vidisse saepius se illic viros subito congressu contrucidatos, alios vero, aut lapsu pedis, aut diverso casu, periclitatos. Così si legge in una delle più antiche edizioni degli opuscoli del Sabellico, che si conserva nella Marciana.

Poca credenza merita la seconda asserzione, poiché nulla ci prova che i Partecipazii, o Badoeri, possedessero in antico il palazzo, e nemmeno ch’esso esistesse ai tempi dei tribuni. Né l’arma che scorgesi sul prospetto, di stile archiacuto del secolo XIV, è quella dei Badoer, come, per uno sbaglio inconcepibile, scrissero alcuni, ma invece quella dei Gritti, che appunto fino dal secolo XIV troviamo domiciliati in parrocchia di S. Giovanni in Bragora, ed ai quali, anche ai tempi del genealogista Girolamo Priuli e dello Stringa, apparteneva il palazzo medesimo. Lo Stringa infatti non descrive altri palazzi sulla piazza di S. Giovanni in Bragora che quello del procuratore Alessandro Gritti. Esso col progresso del tempo passò nei Morosini in virtù del matrimonio, avvenuto nel 1591, fra Lugrezia Gritti, nipote del procuratore Alessandro, con Tommaso Morosini. Perciò nella Descrizione della parrocchia di S. Giovanni in Bragora pel 1661 lo troviamo posseduto da un Taddeo Morosini, la nipote del quale, Elisabetta, impalmatasi nel 1729 con Sebastiano Badoer, fu cagione che il palazzo pervenisse nei Badoer, donde ai nostri giorni l’ebbero, per compera, i marchesi Saibante, che vi praticarono poco dopo un ristauro.

Questo palazzo venne colpito da una saetta la notte del 16 luglio 1500.

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