Lana (Campo, Sottoportico Secondo della) al Gesù e Maria. Questo Campo, nel quale sorgono la chiesa ed il convento del Gesù e Maria, era chiamato anticamente il Businello (cognome, come crediamo, di famiglia) ed in seguito si disse della Lana, perché vi abitavano varii lanaiuoli, ed eravi l’ospizio dei Tessitori di panni lani Tedeschi (Condizioni del l566). In quell’anno Voltier de Voltier, gastaldo di Thodeschi dell’Alemagna Alta, et della scuola de m.a S.ta Maria di Carmeni notificò che tale confraternita possedeva nella contrà de S.ta Croce in Ven.a, in loco detto il businello, varie casette, ed un locale che, come egli si espresse, ha tre camere le quali habitemo noi Thodeschi con la nostra famiglia. Anche la Cronaca Veneta Sacra e Profana tramanda che la chiesa ed il convento del Gesù e Maria ebbero principio nel 1620 (altri 1623) da due patrizie Venete Pasqualigo sorelle le quali, con altre sedici donzelle pur nobili, si ritirarono in una casa con terreno vacuo, di ragione dell’ospitale de’ tessitori Tedeschi, posta in contrada della Croce, in Campo della Lana, in un luogo detto il Businello, ch’ebbero ad affitto dalli Procuratori sopra gli Ospitali. E noi crediamo che lo stemma visibile all’ingresso del Sottoportico Secondo della Lana sia quello dei Tessitori Tedeschi, e che per Arte Tessitori debbano interpretarsi le sigle A T, sotto lo stemma scolpite.
Fino dai tempi antichi provvide il governo perché fiorisse in Venezia l’arte della lana, trovandosi un decreto del 1272 col quale concedevasi alloggio gratuito a tutti quei lavoranti che fossero venuti fra noi ad esercitarla. Molti ne vennero allora, e nei tempi successivi, da varii paesi, fra cui dall’Alemagna, spargendosi in varie contrade, e specialmente in quelle della Croce, di S. Simeone Apostolo, di S. Simeone Profeta, di S. Giacomo dall’Orio, e di S. Pantaleone. Celebri quindi divennero le nostre manifatture, e la nostra sagia, e meza sagia, acquistarono rinomanza universale. Non solo esse tessevansi con eletta materia, ma lavoravansi con tutta diligenza, e tingevansi nei colori più fini. Fabbricavansi pure molti panni ordinari ad uso del popolo e dei soldati, con la sopravveglianza della così detta Camera del Purgo. Questo magistrato, composto da lanajuoli, giudicava le liti insorte in materia di lanificio, e vegliava perché i proprietarii delle fabbriche avessero cognizioni e patrimonio sufficienti per bene dirigerle, e perché i lavori riuscissero perfetti. Tuttavia, verso il finire della Repubblica, anche il lanificio era decaduto grandemente fra noi, tantoché Andrea Tron, Inquisitore alle Arti, nel suo discorso tenuto in Pregadi il 29 maggio 1784, espose, che le fabbriche di lana, le quali nei secoli andati producevano sino a 28.000 pezze di panno, e sino al 1559 si riguardavano come il principale sostentamento di Venezia, erano allora ridotte a tale che nel corso d’un anno i lavori giungevano al più a 600 pezze.
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