Tolentini

Tolentini (Parrocchia, Fondamenta, Campo, Rio, Ponte dei). In occasione del famoso sacco che patì Roma dalle armi di Carlo V, i chierici Regolari Teatini, la congregazione dei quali era stata fondata in quella città nel 1524 da Giovanni Pietro Caraffa, poscia Paolo IV, e da S. Gaetano da Thiene, cercarono un rifugio in Venezia. Abitarono dapprima nell’ospitale degli Incurabili, poi alla Giudecca, poi nell’Abazia di S. Gregorio, e finalmente, ottenuto nel 1528 un oratorio, che una divota confraternita aveva fabbricato fino dal 1505 in onore di S. Nicolò da Tolentino nella parrocchia di S. Pantaleone, presso al medesimo si stabilirono. Essi nel 1591 s’accinsero ad ampliarlo, ed innalzarvi appresso un convento, affidando ambedue le opere all’architetto Scamozzi. Il tempio, che sorse bello e grandioso, fu consecrato il 20 ottobre 1602 da Matteo Zane patriarca di Venezia, sotto l’antico titolo di S. Nicolò da Tolentino, onde poscia corrottamente si disse dei Tolentini. Il magnifico vestibolo venne aggiunto da Andrea Tirali sul modello del tempio di Antonino e Faustina in Roma. Giunto l’anno 1810, il convento si ridusse a caserma, e la chiesa si dichiarò parrocchiale, assegnandovisi per circondario la massima parte della soppressa parrocchia di S. Croce, ed alcune frazioni di quelle di S. Margarita, e di S. Pantaleone.

Avendo Francesco Morosini nel 1684, il giorno di S. Gaetano, acquistato Corone, si decretò che lo stendardo a due code preso al serraschiere Ottomano fosse appeso all’altare di detto santo nella chiesa dei Tolentini. Succeduta poi la conquista di tutta la Morea, di Corinto, e di Atene, si volle eziandio che la chiesa medesima fosse visitata ogni anno dal doge e dalla Signoria nel giorno di S. Gaetano in riconoscenza che sotto i di lui auspicii aveva incominciato il favorevole andamento della guerra.

Leggiamo nelle Memorie manoscritte del prete Zilli che un certo Romano, fingendosi divoto di S. Gaetano, venerato in chiesa dei Tolentini, e facendo qualche elemosina a quei padri, diede loro ad intendere nel 1780 d’aver un secreto incomparabile per pulire i metalli e le gioje. Allora i gonzi gli consegnarono (tanto più che diceva di lavorare gratuitamente) molte argenterie della chiesa, ed anche le gioje onde era fornita la statua di S. Gaetano. Senonché ben presto s’accorsero che gli oggetti loro restituiti di buoni erano divenuti falsi, per cui sporsero querela, ma indarno, poiché il mariuolo che gli aveva danneggiati per circa 4000 ducati, era già fuggito da Venezia.

Mappa

Nella vicinanza


A B C D E F G I L M N O P Q R S T U V W Z

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *