S. Vio

S. Vio (Rio terrà, Campo, Ponte). La ex chiesa parrocchiale dei SS. Vito e Modesto, volgarmente S. Vio, fu eretta nel 912, come vogliono alcuni, dalle famiglie Magno e Vido, o, come vogliono altri, dalle famiglie Vido e Balbi. Sprofondatosi in seguito il terreno della medesima, assegnò il Senato, a riattarla, sussidii, ed alcuni marmi tratti dalle case atterrate di Bajamonte Tiepolo, sopra il quale il giorno di S. Vito del 1310 aveasi riportato vittoria. Stabilì ancora, in segno di gratitudine, che ogni anno, nel giorno dedicato a detto santo, questa chiesa venisse processionalmente visitata dal doge e dalla Signoria colle sei Scuole Grandi, i regolari, le congregazioni del clero, ed il capitolo dei canonici di Castello, e che fosse dato poscia uno dei solenni banchetti a quanti aveano seguito il doge nella visita. La chiesa di S. Vito si chiuse nel 1808, e nel 1813 si demolì del tutto. Il proprietario del fondo ov’essa sorgeva, sig. Gaspare Biondetti Crovato, prese ad innalzare colà nel 1864 nuova cappella sopra disegno di Giovanni Pividor, nella porta della quale volle posti in opera alcuni frammenti marmorei della chiesa antica, già appartenenti alle case del Tiepolo. Questa cappella venne aperta il 25 giugno 1865.

In Campo di S. Vito nacque nel 1288 ed, abitò fino alla morte, la beata Contessa Tagliapietra, patrizia veneta. Narrano gli scrittori ecclesiastici che, non volendo la di lei famiglia che ella si recasse da un sacerdote della chiesa di San Maurizio, con cui diceva d’intrattenersi in ispirituali colloquii, proibì una fiata alle barche appostate alla riva di S. Vito di traghettarla oltre il canale, ma che la beata, steso un lino sopra l’acque, miracolosamente passò, a piede asciutto, all’altra sponda. La casa di Contessa atterrossi nel 1354 per far più bella veduta, dice il Barbaro, al dose et alla signoria, i quali si recavano, come dicemmo più sopra, a visitare annualmente la chiesa di S. Vito.

Presso la chiesa di S. Vito esisteva un romitaggio di donne, chiamate le Pinzochere della Madonna di S. Vio. Col loro abito volle essere sepolta nel 1533 Maria Loredan nella chiesa di S. Michele di Murano, lasciando un pio legato di dieci ducati annui ad esse pinzochere.

Badiale, e quasi passata in proverbio, fu l’ignoranza d’un Pietro Paolo Lupo, o Lovo, che nel 1557 fu eletto pievano di S. Vito, ma che perciò venne rifiutato. Costui negli esami lesse: ut exhibeatis corpora vestra, ed interrogato che cosa significasse exhibeatis, dopo molta esitanza, rispose: che sie beati, soggiungendo poscia: monsignore, sono vecchio de anni 78; el q.m magnifico ser Girolamo Marcello me ha menato in qua e in là per molto tempo digando messa; quel poco che sapeva me ho desmentegao! Vedi Gallicciolli: Memorie Venete.

Leggiamo nella cronaca Molina: In Venezia nacque una fanciulla il mese d’aprile 1740 con la faccia di capra, et il resto forma umana, e battezzata morì nella contrada di San Vito.

In questa contrada morirono nel 1684 l’architetto Giuseppe Benoni, e nel 1757 la pittrice Rosalba Carriera. Vedi S. Basegio (Campo).

Almorò Contarini, pievano di S. Vito, e canonico di S. Marco, accusato nel 1749 da alcuni suoi preti di chiesa d’eresia, e da tre femmine di sollecitazione, non che di falsi insegnamenti dati ad una Maria Pisani, neofita ebrea, venne, dopo 14 mesi di prigionia, sospeso e confinato per tre anni nell’isola di S. Spirito. Nel 1767 però il processo fu lacerato dal S. Uffizio, e rimesso il Contarini nelle sue parrocchiali mansioni.

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