Marangon

Marangon (Calle del) a San Vito. Più non si scorge in questa situazione la bottega da marangon, o falegname. Anticamente, quando facevansi le case di legno, erano tanto numerosi questi artieri in Venezia che dal loro nome appellavasi Marangona quella campana, la quale, sorto il sole, eccitava ai lavori, dalla torre di San Marco, ogni ordine di persone. Essi dividevansi in quattro colonnelli: I. Marangoni da case (lavoravano quanto spetta alla struttura degli edifici, e tutte le opere di legno bianco inservienti agli usi domestici); II. Marangoni da noghera (fabbricavano i mobili non impiallacciati); III. Marangoni da soaze (facevano soaze o cornici); IV Marangoni da rimessi (si occupavano d’impiallacciature e tarsie). L’arte dei Marangoni, il cui statuto incomincia coll’anno 1335, raccoglievasi dapprima, sotto il titolo della B. V. Annunziata, nella chiesa dell’Ascensione, in capo del Broglio, ma nel secolo XV trasportossi a S. Samuele, ove nel 1463 fabbricò un albergo, assumendo per protettore San Giuseppe. Questo edificio, situato nella così detta Calle delle Carrozze e modernamente rifabbricato, vantava ancora in quest’ultimi anni un bel poggiuolo colla data del 1558, che aveva scolpito San Giuseppe in atto di lavorare da legnaiuolo alla presenza del suo divino figlio putativo, e di Nostra Donna, ma che venne levato di posto, e venduto nel 1883. La denominazione è anche altrove ripetuta.

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