Parrucchier

Parrucchier (Calle e Corte, Corte, Calle del) ai SS. Giovanni e Paolo. Da una bottega da parrucchiere che qui altre volte esisteva. L’arte dei Parrucchieri fino dal 1435 era unita a quella dei Barbieri, avendo comune scuola di devozione, sotto il patrocinio dei SS. Cosma e Damiano, presso la chiesa dei Servi. Piccolo da principio era probabilmente il loro numero, giacché poco bisogno ne avevano i nostri uomini antichi, e le nostre donne, come si ha memoria, acconciavansi da sé medesime i capelli. E qui non possiamo omettere di far menzione d’una singolare tintura, da esse messa in opera per renderli biondi. Allorquando il sole era più cocente, andavano in altana, e si bagnavano la testa con una spugna imbevuta d’un’acqua intitolata bionda, od acqua di gioventù. Asciugati i capelli, tornavano a bagnarli per asciugarli di nuovo, e rinnovavano più volte sì fatto armeggio. Ciò facendo si coprivano le spalle con un accappatojo di seta bianca, detto schiavonetto, e si coprivano la testa con un cappello di paglia senza fondo, detto solana, per la cui apertura passavano i capelli che stendevano sulle tese dello stesso, esponendoli così ai raggi solari. Vedi il Vecellio: Degli Habiti Antichi ecc. ed il libro pubblicato nel 1865 a Parigi col titolo: Les femmes blondes selon les Peintres de l’école de Venise ecc., lavoro d’Armand Baschet e Feuillet de Conches.

Ma ritornando ai parrucchieri, l’epoca in cui senza dubbio fiorì maggiormente l’arte loro fu quella delle artificiali parrucche pegli uomini, e dei toupet per le donne. La moda delle artificiali parrucche pegli uomini ebbe principio circa all’anno 1665, ovvero 1668, per opera, a quanto dicesi, d’un Vinciguerra Collalto. A bella prima venne malissimo accolta, ed il Consiglio dei X tentò di sradicarla con decreto 29 maggio 1668. I vecchi sopra tutto le si mostravano avversi, anzi leggesi in tale proposito l’aneddoto seguente: Nicolò Erizzo era vaghissimo delle nuove costumanze, laonde portava calzette rosse, e scarpe bianche, ma soprattutto coprivasi il capo di lunghissima parrucca, e ciò tanto più volentieri in quanto che, essendo stato libertino in sua gioventù, aveva ricevuto un colpo di sciabola sulla fronte. Adirato perciò il di lui padre, diseredollo ove non volesse rinunziare ai nuovi arnesi, e sostituì come erede l’ospitale della Pietà. Né volendosi rimuovere Nicolò dal proprio assunto, giunse a segno di sborsare piuttosto, in via di transazione, sei mila ducati all’ospitale suddetto. Leggesi che, col decreto 7 maggio 1701, si pose un aggravio sopra chi portava la parrucca, e che il primo doge a portarla fu Giovanni Corner nel 1709. L’ultimo poi fra i nobili a non adottarne il costume fu Antonio Correr da S. Marcuola, morto il 7 gennaio 1757 M. V.

Moltissimi erano i parrucchieri al cadere della Repubblica, tantoché il Mutinelli nelle sue Memorie storiche degli ultimi cinquanta anni della Repubblica Veneta, parlando della corruttela di quei tempi, ebbe a scrivere: Millecinquecento parrucchieri finalmente (e già, a preferenza di qualsivoglia altro mercenario, li vedemmo servigiali, e schiuma brodo delle Loggie Massoniche) millecinquecento parrucchieri, cui per esercizio dell’arte loro confidentemente veniva schiusa la porta di ciascheduna stanza, e quella dei più custoditi recessi delle femmine, e delle damigelle, erano altrettanti sfacciatissimi ambasciatori di Cupido, e d’ingiusti favori mezzani infamissimi.

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