S. Maria Nova

S. Maria Nova (Campo). La ex chiesa parrocchiale di S. Maria Nuova si crede fondata nel 971 dalla famiglia Borselli. Il suo nome però data soltanto dal secolo XIII, mentre prima dicevasi di S. Maria Assunta, e forse l’avrà acquistato dopo qualche ristauro. Caduta quasi d’improvviso nel 1535, si rialzò a spese del suddiacono Nicolò Dal Negro, sul modello, come credesi, del Sansovino. Nel 1760 ebbe ristaurato il prospetto dall’architetto Giovanni Vettori. Nel 1808 fu chiusa. Servì quindi ad uso di magazzino, ma nel 1853 venne interamente demolita. Nel 6 dicembre di quell’anno, sul mezzogiorno, cadde gran parte della muraglia sopra i manovali intenti all’opera, sicché rimasero quasi soffocate tre persone, una delle quali salvossi gettandosi in acqua, e le altre offese andarono all’ospedale.

Trovasi negli Annali del Malipiero: A 15 d’agosto (1498) è stato restaurato dalle fondamente el campanil de Santa Maria Nova a spese di Nicolò Morosini piccolo q. Giacomo, homo richissimo, che ha fatto trentasei case in contrà de S. Ternita, e le dà de bando a nobili poveri.

Leggesi nel Barbo: Adì 26 Aosto 1540, a hore 15, de Zuno, se impizzò fuogo in la contrà de S. Maria Nuova in le caxe della d. gesia, nella qual iera piovan m.r pre’ Bernardin Gusmazi, et era una isola posta a mezo campo, et stava dentro due fratelli barbieri, li quali uno haveva nome Anzoleto, et l’altro haveva nome Maximo. El fuogo entrò per via de algune stelle, et fu tanto presto che non possono scapolar cosa alguna. El qual fogo fu posto per man d’una massera zovene, schiava, la qual, per esser dal patron battuda, fece questo, et fuggì, et fu un gran danno del piovan.

In Campo S. Maria Nova è scolpita sul prospetto d’un palazzo, già posseduto dalla patrizia famiglia Bembo, un’elegante nicchia di marmo, ove scorgesi collocato in piedi un vecchio peloso tutto, e con barba, nel quale si volle forse effigiare Saturno, oppure il Tempo. Egli tiene con ambe le mani due perni, a cui sta raccomandato il disco solare. Sotto la nicchia leggonsi le seguenti parole: Dum Volvitur Iste Iad. Asc. Iustinop. Ver. Salamis Creta Iovis Testes Erunt Actor. Pa. Io. Se. Mo. Questa casa era abitata nel secolo XVI da G. Matteo Bembo, inventore del motto, o dell’impresa surriferita. Voleva con essa indicare che, finché il sole girerà intorno ai poli, le città di Zara (Iadera), Cattaro (Ascrivium), Capodistria (Iustinopolis), Verona (Verona), Cipro (Salamis), e Creta, culla di Giove, (Creta Iovis) faranno testimonianza delle di lui azioni (Actorum). Le quattro ultime sigle sono poi i nomi di Paolo Iovio, o Giovio, e di Sebastiano Munstero, che nelle loro istorie avevano fatto menzione delle intraprese del Bembo. Vedi Cicogna (Inscrizioni ven., vol. III).

Ci fa sapere il Codice 1620, Classe VII della Marciana, che il 13 giugno 1759 il N. U. Dom. Loredan de s. Antonio, da s. Vio, d’anni 26, spogliatosi della velada e camisiola di seda alla riva di Santa Maria Nuova, si è gettato in canale, et annegato.

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