Centani

Centani (Calle, Ramo, Campiello) a S. Tomà. All’ingresso della Calle Centani sorge un palazzo archiacuto, che sulla porta ha l’effigie di Carlo Goldoni con sottoposta iscrizione accennante alla nascita colà avvenuta del sommo commediografo nel 1707. Questo palazzo apparteneva, fino dalla sua origine, ad una delle cittadinesche famiglie Rizzo, ed a quella precisamente che portava nello Stemma il riccio, o porco spino, colle rose sottoposte. Lo stemma suddetto, eguale a quello che sta sopra una tomba dei Rizzo in chiesa dei Frari, scorgesi tuttora sopra la scala scoperta della corte, e meglio scorgevasi sopra la vera del pozzo, oggidì trasportata al Civico Museo. Abbiamo memoria d’un Zuane Rizzo zogelier da S. Tomà, una figlia del quale sposò nel 1495 Leonardo Loredan q. Andronico, ed un’altra nel 1501 Giacomo Gabriel q. Bertucci. Il palazzo medesimo viene poi conosciuto sotto il nome di palazzo Centani, poiché più tardi la famiglia Rizzo appigionavalo alla patrizia famiglia Centani, Zentani, o Zantani, venuta in tempi antichi da Jesolo. Laura Rizzo notificò nel 1537 di possedere una casa da statio a S. Tomà; sta m. Marco Zantani. E Marco Zantani fo de m. Antonio confermò tal fatto l’anno medesimo nella sua notifica. Anche il Pivoto (Vetera ac nova ecclesiae S. Thomae Apostoli Monumenta) scrive che la parrocchia di S. Tomà confinava partim in Calli de Ca Centani a familia Centani sic denominata, quae quidem familia extabat anno 1550 in contracta, ut habetur ex libris ecclesiae. Il suddetto Marco Centani nacque da quell’Antonio, prode difensore di Modone, che, dopo la resa della piazza, venne segato vivo fra due tavole nel 1500. Fu poi padre di quell’Antonio, che contribuì nel 1556 alla rifabbrica della chiesa degli Incurabili, anzi, come vogliono alcuni, diede il modello della medesima. In quest’ultimo si estinsero i Centani patrizii nel 1567, sebbene altri dicano che ciò avvenisse in quella vece in un Antonio q. Zaccaria, q. Giovanni nel 1576, epoca della pestilenza.

Un ramo della medesima famiglia, decaduto, fino dal secolo XIV, dal patriziato, perché negligente, come attestano le Genealogie di Marco Barbaro (Ms. Cicogna), ad essere del Consiglio, diede il nome al Sottoportico e Corte Centani, a S. Vito. Di questo ramo fu Lorenzo, governatore dell’ospedale degli Incurabili, che, con testamento 1603, 14 decembre, lasciò parte delle sue facoltà all’ospedale suddetto; nonché Andrea, cugino di Lorenzo, vescovo di Limisso. Le case poi che i Centani cittadini possedevano a S. Vito appartenevano anticamente alla famiglia Cappella, ed erano passate in essi pel matrimonio d’Angela Centani, sorella del vescovo Andrea, con Febo Cappella, secretario del Consiglio dei X nel 1557, e nipote di quell’altro Febo Cappella che nel 1480 era stato eletto Cancellier Grande.

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