Bombardieri

Bombardieri (Calle, Sottoportico, Calle dei) a S. Francesco della Vigna. L’iscrizione e l’imagine di S. Barbara, che, ancora pochi anni fa, scorgevansi all’ingresso del Sottoportico, nonché gli antichi catasti, indicano che qui possedeva stabili la confraternita dei Bombardieri. Essi, come si ha dalla loro mariegola, conservata nel nostro Archivio Generale, fabbricarono queste case sopra un terreno vacuo del N.U. Lorenzo Minio, comperato nel 1555 allo incanto dai Governatori delle Entrade, dai quali comperarono pure nel 1557 una prossima casa con bottega, che apparteneva alla N. D. Caterina Orio. L’arte dei Bombardieri piantò scuola, sotto il patrocinio di S. Barbara, l’ultimo ottobre del 1500 in un locale presso la chiesa di S. Andrea, ma il 12 decembre 1501 trasportossi ai SS. Ermagora e Fortunato, prendendo a pigione per le sue radunanze una casetta sotto la casa del piovan. Finalmente nel 1505 passò a S. Maria Formosa, ove pure ottenne dal pievano Michele di Clementi domunculam subtus domum suam, positam ad pedem planum, penes pontem lapideum. Questa scuola, che sorge appiedi del così detto Ponte delle Bande, e che, quantunque ridotta a privata abitazione, conserva tuttora scolpita l’imagine di S. Barbara, venne rifabbricata dai Bombardieri nel 1598, i quali costrussero eziandio in chiesa di S. Maria Formosa un altare in cui s’ammira la bellissima pala di Palma il Vecchio, rappresentante Santa Barbara loro patrona.

Sappiamo che i Veneziani adoperarono le bombarde fino dal tempo della guerra di Chioggia, e che in quella occasione, come si esprime il Platina nella Vita di Urbano VI, nulla erat scapha Venetorum, nullus lembus qui non duas bombardas, et eo amplius, haberet. Alcuni credono che i nostri conoscessero quest’arma anche qualche tempo prima. Negli ultimi tempi della Repubblica i Bombardieri potevano dirsi, più che altro, militi urbani. Erano dai 400 ai 500, e vestivano un abito di panno turchino con mostre e fodere rosse, farsetto e brache di dante, calzette bianche, scarpe con nastro e con fibbia, portando in capo un piccolo tricuspide cappello, ed in mano una corta alabarda. Essi servivano come guardie d’onore nelle pubbliche solennità. Il luogo ove esercitavansi al bersaglio era S. Nicolò del Lido, oppure S. Alvise, non lungi dal convento dei PP. Riformati di S. Bonaventura. Alcuni di questi militi si resero distinti per intelligenza ed imperturbabilità nella spedizione comandata da Angelo Emo contro i Cantoni Barbareschi (anno 1784 e susseguenti). Il loro ultimo comandante fu Domenico Gasparoni, Sopraintendente alle Artiglierie.

Note di Lino Moretti

  1. Un bassorilievo con S. Barbara si vede ancora accanto al N.A. 2941 A.

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