S. Giustina

S. Giustina (Campo, Fondamenta, Rio, Ponte, Salizzada, Campiello). Reputasi che la chiesa ex parrocchiale di S. Giustina entri nel novero di quelle erette nel VII secolo da S. Magno. Dopo essere stata, a quanto pare, rifabbricata, ebbe consecrazione nel 1219 per mano d’Ugolino cardinale ostiense, legato apostolico, poco dopo Gregorio IX. Si sa che fino dal principio di questo secolo veniva uffiziata da canonici regolari di cui ignorasi l’istituto. In progresso di tempo, secondo il Corner, fu consegnata ai canonici regolari di S. Salvatore, ai quali, per decreto apostolico dell’anno 1448, subentrarono monache Agostiniane, tratte dal monastero degli Angeli di Murano. Altri ristauri ebbe nei secoli XVI e XVII, nonché nel secolo XVIII, dopoché il 5 settembre 1774 n’era precipitato il soffitto, schiacciando la mensa di due altari, e la cantoria dell’organo. Leggesi che in questa occasione, accorso uno dei patrizii Gradenigo, domiciliato di contro, potè, unitamente ad un religioso, solito a frequentare in sua famiglia, estrarre dalle macerie una vecchierella che custodiva la chiesa, e tradurla, perché fosse soccorsa, nel proprio palazzo. La chiesa di S. Giustina venne chiusa nel 1810, nel 1841 ebbe demolito il proprio campanile, e nel 1844 fu divisa in due piani perché dovesse prestarsi, con parte del convento, a Casa d’Educazione Militare, nella qual circostanza se ne riformò anche la facciata (eretta nel 1640 sul disegno del Longhena, a spese dei patrizi Soranzo) col toglimento del timpano, e delle statue che la decoravano. Ora i locali sono chiusi.

Era costume che ogni anno questa chiesa fosse visitata il giorno di S. Giustina dal doge e dalla Signoria in memoria del trionfo ottenuto in tal giorno, l’anno 1571, sopra i Turchi alle Curzolari.

Il Campo di S. Giustina incominciossi a selciare di pietra viva soltanto nel 1747, 29 febbraio M.V., per ordine di Marcantonio Bragadin, Provveditore di Comune. Allora però si eseguì soltanto una lista presso la chiesa, ed altra presso la riva, ove soleva smontare il doge avviato alla visita sopraindicata.

In parrocchia di S. Giustina abitava l’architetto bolognese Sebastiano Serliis, o Serlio, come si ricava da un suo testamento fatto il primo aprile 1528 in atti d’Avidio Branco, col quale lasciava erede universale il celebre letterato Giulio Camillo Delminio da Portogruaro. Nel 1537 però aveva trasportato la propria abitazione sulla Fondamenta di S. Caterina in una casa della famiglia Priuli. Egli morì nel 1542 in Francia, ove erasi recato al servizio del re Francesco I. L’Aretino loda molto il Serlio ed i suoi libri Dell’Architettura, ma queste lodi non furono molto disinteressate se havvi verità nel seguente periodo che si legge nella Vita di Pietro Aretino, attribuita al Berni, e stampata per la prima volta in Perugia nel 1538: Sebastian Serlio, quell’architetto coglione, ha bella moglie, e per farsi metter sugli scritti di Pietro gli fa f… la moglie, amica d’una suor Gerolama, che Dio sa come l’è. Costei è forse suor Girolama Tiepolo, con cui l’Aretino ebbe epistolare corrispondenza.

Narrano le cronache che il 18 luglio 1618 venne strangolata Orsetta, consorte d’Alberigo Alberighi, d’anni 28, nella casa che ha due porte sopra il Ponte di ca’ Cima in parrocchia di S. Giustina. Esso è il ponte senza bande che fu detto anche di ca’ Zatta, ed ora di ca’ Zon. Vedi Zon (Calle, Corte).

In Salizzada di S. Giustina, sotto la parrocchia di S. Ternita, e precisamente nella casa prossima al palazzo Contarini Porta di Ferro, nacque nel 1668 Apostolo Zeno. Questo palazzo era così detto perché aveva le valve della porta adorne di varii brocchettoni di ferro (lavoro del secolo XV) che, secondo il Cicogna, vennero levate dal 1839 al 1840. Tuttora sull’alto del muro esterno circondante il giardino di questo palazzo, all’angolo, scorgesi una immagine della Beata Vergine, sculta dal Torretti per commissione d’Alvise Contarini q. Nicolò nel 1716.

Il Campiello di S. Giustina è detto anche di Barbaria perché prossimo alla Barbaria delle Tole. Qui scorgesi un oratorio sacro alla B. V. Addolorata, fabbricato sul disegno di Giovanni Moro da una pia confraternita nel 1829.

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