Benedetto

Benedetto (Campo, Traghetto). La chiesa ex parrocchiale di S. Benedetto sorse nel 1005 per cura dei Caloprini, Burcali, Falieri ecc., e nel 1013 fu ceduta da Domenico e Giovanni Falieri al monastero di Brondolo, sotto i varii possessori del quale rimase, finché nel 1435 venne dichiarata indipendente dal pontefice Eugenio IV. Minacciando rovina, si rifabbricò nel 1619, a spese del patriarca Giovanni Tiepolo, e si consecrò nel 1695. Nel 1810 divenne succurrsale di S. Luca.

Riferisce la cronaca del Barbo che adì 29 Novembre 1540 el campaniel di S. Benetto in Ven.a a hore 22, e senza algun strepito di temporal, ma da vecchiezza, cascò con ruina fin su le fondamenta, et era de domenega, et indivinò non trovasse niuno a passar, et dannizò la gesia ruinando un quarto di quella che fu la parte verso il campo, qual tegnivase con el detto campaniel.

Presso il Traghetto di S. Benedetto, il quale è ricordato in un documento del 1293 con le parole: in confinio S. Apollinaris ad tragettum Sancti Benedicti, scorgesi un palazzo, eretto, secondo il Sansovino, nel secolo XVI dai Talenti, e passato poscia in mano della famiglia d’Anna. Qui soleva frequentare assaissimo Tiziano Vecellio, compare di Martino d’Anna, ricco mercante Fiammingo, cui ritrasse col suo magico pennello. Martino fece dipingere a fresco la facciata di questo suo palazzo che guarda il Canal Grande dal Pordenone. Esso, dopo la famiglia d’Anna, venne posseduto dai Viaro, dai Foscarini, e dai Martinengo. Il nobile Giovanni Conti, anch’esso proprietario del medesimo, lasciavalo, morendo nel 1872, alla Casa di Ricovero di Venezia (1).

Il Boschini riferisce che al Traghetto di S. Benedetto esisteva un altarino, o capitello, dipinto dal Pordenone, e ristaurato dall’Ingoli, dove si vede, egli dice, Maria Annunziata dall’Angelo, il Padre Eterno, e nel soffitto i quattro dottori della Chiesa con doi Angioletti, uno per parte dell’immagine di Maria.

Non lungi dalla chiesa di S. Benedetto vi è il teatro di questo nome che, dietro disegno di Francesco Costa, venne eretto nel 1755 dai Grimani, sopra terreno dei Venier, e che distrutto da un incendio nel 1774, fu rifatto in miglior forma per opera di Pietro Chezia. Era il teatro nobile di Venezia innanzi la fondazione di quello della Fenice. Esso va celebrato singolarmente pel ballo che v’ebbe luogo nel 1782, quando i principi ereditarii della Russia, sotto il titolo di Conti del Nord, visitarono Venezia. Le sale dorate, dice il Berlan, i lumi, gli specchi, 84 dame sedute ad una tavola circolare, e dietro ad esse una schiera di cavalieri in piedi, al levar del sipario fecero apparir d’improvviso il palco scenico siccome uno degli incantati palazzi delle Mille ed una Notti, e trassero l’applauso e il battere spontaneo delle palme dai principi spettatori. A questo teatro, dopo un ristauro, si pose nel 1875 il nome di Rossini in onore del celebre maestro.

Circa al ponte che da S. Luca mette al teatro di S. Benedetto, ritroviamo che, avendolo i Grimani edificato per la prima volta di tavole la notte del 21 decembre 1755, ad onta delle opposizioni della famiglia Magno, proprietaria del palazzo di fronte, alle cui mura attaccavasi, esso venne atterrato la notte seguente per ordine del governo. Quindi fu riedificato, ma fracassato per la caduta della facciata della chiesa di S. Luca nel 1827, venne finalmente eretto in pietra dai Gallo, successi nella proprietà del teatro, e rinnovato nel 1875.

Note di Lino Moretti

  1. Il palazzo fu alienato a privati nel 1883. Dal 1917 è dimora dei conti Volpi. Si avverta che la chiesa divenne succursale di S. Luca per il decreto del 7 dicembre 1807.

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