Barbier (Sottoportico del) in Cannaregio. Ancora pochi anni fa scorgevasi qui aperta una vecchia bottega da barbiere.
Era costume fra i nostri maggiori, venuto forse dal vicino regno d’Italia, che i nobili ed anche i cittadini portassero la barba, esclusi i servi e gli ecclesiastici, servi anch’essi del Signore. Questi ultimi però stettero sbarbati fino al secolo XVI, e dopo portarono la barba in diverse fogge. Il patriarca Contarini la proibì loro nel 1509, ma essi in seguito tornarono ad usarla, né bastarono, come dice il Gallicciolli, 130 anni di replicati decreti per far sì che se la tagliassero. Frattanto i nobili cominciarono a deporla, leggendosi che l’ultimo in questo ceto a lasciarla crescere fu Paolo Foscari nel 1657, ed allora giova credere che anche gli ecclesiastici avranno seguito l’esempio degli ottimati. L’arte dei Barbieri è molto antica. Sappiamo che essi si distinsero nella processione dell’Arti, fatta nel 1268 per festeggiare l’elezione del doge Lorenzo Tiepolo. Idearono in quell’occasione una mascherata allusiva ai tempi dei cavalieri erranti. Si videro comparire, cioè, due di loro armati di tutto punto, sopra bellissimi destrieri, e condurre seco quattro damigelle capricciosamente abbigliate. Giunti in faccia al doge, uno scese da cavallo, ed inchinandosi disse: Noi siamo due cavalieri erranti che abbiamo cavalcato per cercar fortuna, e ci siamo assai travagliati per conquistar queste quattro damigelle. Ora veniamo alla vostra Corte, e se alcuno volesse contrastarcele, siamo parati a difenderle da buoni cavalieri. Il doge rispose, che erano i ben venuti, che terrebbeli in grande onore, e che nessuno oserebbe toccare sì bella conquista. Allora i barbieri gridarono a gola squarciata: Viva il nostro messer Lorenzo Tiepolo nobile doge di Venezia! e passarono oltre. Sappiamo pure che quest’arte andò esente dall’obbedire alla legge, promulgata il 15 marzo 1306, con la quale proibivasi di tener fuoco in Rialto per timore degli incendii (Capricornus). Soltanto però nel 1435 si costituì in corpo unitamente a quella dei parrucchieri. Era sotto il patrocinio dei SS. Filippo e Giacomo, ma nel 1465 trasportossi ai Servi, ove eresse nel 1468 una scuola, che rifabbricò nel 1772, dopo l’incendio del 1769. Aveva pure un altare in chiesa di San Giovanni Novo, ed un altro luogo di riduzione dietro la chiesa. Vedi: Cicogna, Inscrizioni Ven., volumi I e III.
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