Biasio

Biasio (Riva, Traghetto della Riva di) a S. Simeon Grande. Narrano quasi tutti i Registri dei Giustiziati, che nel 1503, ovvero 1520, aveva bottega sopra questa riva un luganegher, o salsicciajo, chiamato Biagio Cargnio, o Cargnico, il quale, spinto al certo da estro diabolico, soleva preparare colle carni di teneri fanciulli da lui trucidati lo sguazeto, specie d’intingolo, caro specialmente alla nostra plebe. Narrano pure che, avendo un operaio ritrovato una mattina entro la propria scodella la prima falange di un dito umano coll’unghia, ne diede tosto avviso alla giustizia, e che l’empio Biagio, dopo aver confessati i delitti commessi, venne, per ordine della Quarantia Criminale, tratto a coda di cavallo dalla carcere alla sua bottega, ove subì il taglio d’ambe le mani, tanagliato nel ritorno, decapitato finalmente fra le due colonne di S. Marco, e fatto a quarti che si appesero alle forche consuete. La di lui casa e bottega adeguaronsi al suolo, e la fondamenta ove abitava appellossi da quel momento in poi Riva di Biasio.

Anche una cronaca scritta, a quanto pare, fra la fine del secolo XVI ed il principio del XVII (Classe VII, Codice 30 della Marciana) parla di questo Biagio colle parole: Nota che tutte le barche venivano da Mestrina arrivavano all’hostaria di Biasio, hora detta Riva di Biasio. Ed il Foscarini ai nostri tempi, nei Canti del popolo Veneziano, così in questo proposito induce a parlare una madre:

Sulla Riva de Biasio l'altra sera
So andata col putelo a chiapar aria,
Ma se m'a stretto el cuor a una maniera
Che la mia testa ancora se zavària:
Me pareva che Biasio col cortelo
Tagiasse a fete el caro mio putelo!

Nel nostro Archivio però, né sotto la data del 1503, né sotto quella del 1520, havvi alcun documento riferibile al fatto di Biasio, ed esso non è pure ricordato dal Sanudo ne’ suoi Diari, ove pur raccolse tanti fatti di molto minor grido di questo. Ciò può far credere che erronea ne sia la data. E veramente, pochi anni fa, fu scoperto un processo contro altro Biagio varotèr, fatto il 7 giugno 1395 dai Signori di Notte al Criminale, ove leggiamo: Item dixit et confessus fuit quod circa unum annum, de die precise non recordatur, et fuit tempore estivo, quod de contracta Sancti Johannis decolati, penes ripam Blasii, de illa callesella stricta quae vadit supra canale, penes ca’ de Vidor, de una domo ad pedem planum, et quis in illa moraretur nescit, furtive accepit unum par linteaminum grossorum veterum ecc. Da ciò si vede che la denominazione di Riva di Biasio esisteva più d’un secolo prima dell’epoca attribuita dai Registri dei Giustiziati al fatto da essi narrato.

Sulla Riva di Biasio morì il giorno 11 marzo 1730 la duchessa di Baviera Teresa Cunegonda Sobieschi, vedova del Serenissimo Massimiliano. I visceri di lei riposano nella chiesa di S. Simeon Grande innanzi al gradino dell’altare della sacristia.

Note di Lino Moretti

  1. Cfr. G. Tassini, Condanne capitali, Venezia 19663, p. 103.

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