Tole

Tole (Barbaria delle) a SS. Giovanni e Paolo. In questa strada si veggono ancora varii magazzini di tole (tavole), laonde è chiara l’origine della seconda denominazione. Quanto alla prima, alcuni vogliono che il luogo si dicesse Barbaria, quasi luogo selvaggio, da un’antica boscaglia. Altri, come il Gallicciolli, da alcune botteghe da barbiere. Altri dal traffico che qui facevano di tavole alcuni montanari, gente rozza e barbara. Altri finalmente dall’essere destinate le tavole qui accumulate pei paesi della Barbaria. Questa opinione è la più verosimile. Si sa dal Filiasi che i Veneziani portavano fino dai tempi più antichi legname in Barbaria, e che questo traffico fu regolato con una legge dell’822 dal doge Giustiniano Partecipazio. Si sa inoltre che nel 971 gl’imperatori Greci fecero gravi doglianze coi nostri pel legname da costruzione, pell’armi ed il ferro, che portavano nei paesi dei Saraceni.

I Mercanti da legname non erano uniti in corpo d’arte, ma soltanto in un consorzio, del quale cessava di far parte chiunque abbandonava quel traffico. Essi non avevano alcuna dipendenza dalla Giustizia Vecchia. Pagavano una piccola tassa alla Milizia da Mar, essendo soggetti pel dazio del legname ai Governatori delle Intrade, e pel traffico ai Cinque Savii alla Mercanzia.

Abbiamo nel libro Spiritus un’antica legge del 6 febbraio 1331 M. V. col titolo: Barbariae Tabularum strata quomodo aptari fieri debeat a Dominis de Nocte.

Il Sabellico, dopo aver parlato del Bersaglio dei SS. Giovanni e Paolo, così dice: Contiguus inde vicus cum venalibus tabulis utrimque ad aedificandum dispositis; barbarum vicum vocant quem rectius tabularium dicerent.

Alla Barbaria delle Tole s’annoda la memoria di due furiosissimi incendi avvenuti nel secolo XVII, laonde due prossime strade portano tuttora il nome di Calle Primo, e Calle Secondo Brusà. Sviluppossi il primo di essi nel settembre del 1683, mentre il popolo era accorso a Castello a ricevere il giubileo largito per la liberazione di Vienna. S’appiccò il secondo il 2 giugno 1686, vigilia della Pentecoste, ad una bottega da legname, ed incenerì tutti gli stabili che sono dall’Ospedaletto a S. Maria del Pianto, stendendosi anche nel rivo di S. Giovanni Laterano. E’ fama che allora restasse illesa dalle fiamme una sola casa, e ciò venne attribuito ad un miracolo di S. Antonio, la cui immagine veneravasi sul prospetto, laonde Nicandro Jasseo nel suo poema Venetae Urbis Descriptio, pubblicato verso la fine della Repubblica, ha questi versi:

Hic domus extat adhuc, frontemque Antonius ornat;
Ille locis custos: dum saeva incendia circum
Omnia vastarent, mediis defensa periclis
Una domus, rapidis ceu tuta extollitur undis
Insula. Dum flammis alimenta voracibus apta
Ligna dabant, jacuere ignoto in pulvere merces;
Una intacta domus, quae divum in fronte receptum
Servabat, factique memor servabit in aevum.

Vi sottopose poi la seguente annotazione: Inter receptacula lignorum domus est olim illaesa ab igne S. Antonii Patavini beneficio, cujus imago, ut nunc etiam, parvo sub tholo in fronte domus aderat. Tale immagine è forse quella, che ancora pochi anni fa scorgevasi in un piccolo altarino, o capitello, sopra la facciata della casa al N. A. 6663.

Narrano alcuni cronisti che anticamente eravi un ponte di legno dalla Barbaria delle Tole al Campo di S. Lorenzo, ponte che esisteva anche nel 1443.

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