S. Tèrnita

S. Tèrnita (Campo, Ponte, Rio). La chiesa parrocchiale della SS. Trinità, detta volgarmente S. Tèrnita, venne innalzata dalle famiglie Celsi e Sagredo sotto il doge Pietro Barbolano, o Centranico, nell’XI secolo. Fu poi rifabbricata nel XVI, ed anche nel XVIII ebbe ristauri. Si chiuse nel 1810, e nel 1832 andò demolita. Ne restava in piedi il campanile, che serviva d’abitazione a qualche povera famiglia, ma esso improvvisamente precipitò il 13 decembre 1880, seppellendo fra le macerie un Giovanni Baratelli, macchinista, che non senza fatica venne poscia diseppellito.

In parrocchia di S. Ternita abitava nel secolo XIV il patrizio Giovanni dalle Boccole. Una bella mattina si videro attaccate presso la di lui porta due teste di caprone con una scritta obbrobriosa alla moglie, alla sorella, ed alla suocera del medesimo. Autore del fatto si scoprì il figlio del doge Antonio Venier, per nome Luigi, che amante della moglie del Dalle Boccole, e corrucciatosi con essa, fu, insieme ad un Marco Loredan, la vigilia della SS. Trinità di notte, in contracta S. Trinitae, et super ponte de cha Bocholis affixit duos magnos mazios charichatos cornibus cum aliquibus brevibus sup. quibus scripta erant quamplurima turpia inhonesta verba, quor. narratio obmittitur propter inhonestissimam turpitudinem eor., q. quidem brevia continebant nomina uxoris et sororis, ac socerae nob. viri s. Johanis de Bocholis, cujus domus et habitatio est sup. dicto ponte ecc. (Sentenza della Quarantia Criminale 1° giugno 1388). Pell’imparziale severità dimostrata dal doge nella circostanza dell’avvenuta prigionia del figlio, vedi Venier (Calle).

A S. Ternita, nel palazzo Donà, che in origine apparteneva alla succitata famiglia Dalle Boccole, abitò m. Francesco Berni quando venne a Venezia, come si può rilevare dai versi seguenti diretti a messer Francesco da Milano:

Stiamo in una contrada et in un rio
Presso alla Trinità e all'Arsenale,
Incontro a certe monache di Dio,

Che fan la pasqua come il carnovale,
Idest che non son troppo scrupolose,
Che voi non intendeste qualche male.

Le monache suddette erano quelle della Celestia, della cui sregolatezza abbiamo altrove parlato. Vedi Celestia (Campo, Rio della).

Francesco Marcolini da Forlì, celebre stampatore del secolo XVI, aveva trasportato nel novembre del 1536 presso la chiesa di S. Ternita la propria tipografia dalla contrada dei SS. Apostoli ove prima esisteva. Vedi Padiglion (Calle del). Nel Petrarca di Girolamo Malipiero è leggibile la seguente annotazione: Stampato per Francesco Marcolini da Forì in Venezia appresso la chiesa de la Trinità gli anni del Signore MDXXXVI del mese di Novembre. Francesco Marcolini era anche letterato, antiquario, intagliatore, orologiaio, ed architetto, come lo prova il Ponte Lungo di Murano, che costrusse nel 1545. Aveva poi l’onore di essere compare di Pietro Aretino, il quale di sovente andavalo a visitare, ed anzi, per quanto si legge nella Vita di Pietro Aretino attribuita al Berni, e nel Terremoto del Doni godeva i favori della di lui moglie Isabella, donna tanto impudica da darsi in preda perfino ai lavoranti della stamperia. Senonché, segue a raccontare il Doni, sorti in progresso di tempo alcuni dissapori fra i due amici, eccoti l’Aretino, colla solita maldicenza, vantarsi delle corna fatte al Marcolini, sparger voce che questi, in vendetta dei cattivi costumi della moglie, l’aveva condotta in Cipro, ed attossicata, asseverare finalmente che il Marcolini aveva rubato ad un tedesco il disegno del Ponte Lungo di Murano.

Era prete di S. Ternita quel Michele Viti bergamasco, che con altri attentò alla vita di fra’ Paolo Sarpi, e che perciò fu bandito nel 1607 con decreto del Consiglio dei X; ed era prete della chiesa stessa quel G. Battista Buogo, detto Chebba, che, non avendo potuto condurre alle sue voglie la fanciulla Orsetta, figlia d’Agostino Tuffo, peater, domiciliato nella contrada medesima, la fece sfregiare sul viso con un coltello mentre usciva dalla chiesa di S. Ternita il primo giorno di quaresima dell’anno 1752, e perciò, assentatosi da Venezia, venne colpito da bando.

Nel 1751 si rifabbricò il Ponte di S. Ternita, che va alla Celestia, trasportandolo sei braccia più a sinistra del sito ove esso prima sorgeva, e facendosi una sola riva inserviente alle due case Sagredo e Zorzi, mentre prima le rive erano due.

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