S. Marta

S. Marta (Punta di). In questo estremo angolo della città Filippo Salamon, e Marco Sanudo Torsello, aderendo alle istanze di Giacomina Scorpioni, innalzarono nel 1315 una chiesa sacra a S. Marta e S. Andrea, ed un fabbricato che doveva servire ad ospitale pei poveri della parrocchia di S. Nicolò. La Scorpioni tuttavia, mutato consiglio, volle destinarlo nel 1318, anziché a poveri, a monache Benedettine, tratte dal chiostro di S. Lorenzo in Ammiana. Negli anni 1466-1468 la chiesa di S. Marta fu rifabbricata, e nel 1480 consecrata da Antonio Saracco arcidiacono di Castello. In questo frattempo avevasi ampliato anche il convento, nel quale papa Clemente VII, a mezzo del patriarca Antonio Contarini, sostituì la regola di S. Agostino a quella di S. Benedetto. Soppressa nel 1805 la religiosa comunità, se ne secolarizzarono gli edifici.

La spiaggia contermine, occupata oggidì dalle fabbriche del Cotonificio, inauguratosi nel 1883, appellavasi Arzere di S. Marta da un argine che colà anticamente si eresse contro le corrosioni dell’acque. Tali ripari originarono eziandio le non lontane denominazioni di Arzere sopra Canal, Ponte e Rio dell’Arzere, ed Arzere S. Nicolò.

Verso S. Marta protendevasi un tempo dal continente, a guisa di penisola, un lungo banco formato dalle deposizioni del Brenta, e ricoperto di boscaglia, il quale chiamavasi Ponte dei Lovi pei molti lupi che vi si annidavano. Esso venne distrutto nel giugno 1509, epoca della guerra di Cambrai, temendosi un pericoloso avvicinamento dei nemici alla città.

Nel sagrà di S. Marta venne colta il 15 giugno 1510 quella Andriana Misani, moglie d’Andrea Massario banditore, che era stata complice dell’uccisione del proprio marito, operata da Francesco figlio di Magro barbitonsore da S. Ternita, col quale manteneva amorosa corrispondenza. Essa venne condannata al supplizio della cheba, per sentenza 11 luglio dell’anno medesimo, ma nell’undici ottobre successivo fuggì, né altro si seppe de’ suoi fatti.

Non si sa precisamente qual origine abbia avuto la sagra notturna, che soleva farsi nella vigilia di S. Marta. Alcuni vogliono che sia stata istituita in commemorazione del banchetto dato da S. Marta a Gesù Cristo, ed infatti, nota il Cicogna, la sagra nostra aveva per principale obbietto i banchetti e le cene. Secondo altri, nel tempo in cui essa cadeva solevano anticamente i pescatori portarsi a pescare in questa situazione il pesce sogliola, comunemente detto sfoglio, e quindi sbarcavano per cuocerlo sulla spiaggia. V’accorsero a poco a poco anche le persone di classe più elevata, le quali comperavano il pesce appena tratto dall’acqua, e fattolo cuocere al momento, il mangiavano. Al pesce s’aggiunsero in seguito altre vivande, e ne provennero le laute cene, che nella sera accennata s’imbandivano, parte sulla spiaggia, e parte sopra ben guarnite ed illuminate barchette, trascorrenti fra suoni e canti le acque vicine. Ora di detta sagra, che rinnovavasi in tutti i lunedì successivi del mese d’agosto, più non rimane vestigio.

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